24 Gennaio 2016

Premio Oscar, posizioni diverse sulle nuove regole. Cresce la lista che boicotterà la cerimonia

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Mentre l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences si dà nuove regole, il mondo della settima arte si divide. Rampling fa marcia indietro, cresce il boicottaggio della cerimonia, lanciato da Spike Lee, che si terrà il 28 febbraio.

(chicagotonight.wttw.com)

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Premio Oscar, posizioni diverse sulle nuove regole. C’è chi plaude le iniziative portate avanti dalla presidente dell’Academy, Cheryl Boone Isaacs, e dal suo consiglio di amministrazione (sostanzialmente si procederà a uno svecchiamento e un ricambio generazionale fra i membri votanti, con l’uscita degli attori inattivi da 5 anni e l’ingresso di una quota rosa e afro-americana) e c’è invece chi ritiene che favorire gli attori afroamericani, o gli appartenenti a qualsiasi altra minoranza, sia una anch’essa una forma di discriminazione razziale. Ne è convinto ad esempio Michael Caine che ha detto che non si può consegnare l’Oscar ad un attore solo perché è nero, mentre Charlotte Rampling, candidata fra le migliori attrici protagoniste per il suo ruolo in 45 anni ha, prima, affermato lo stesso principio: “Boicottare gli Oscar quest’anno è una sorta di razzismo al contrario, contro i bianchi”, e poi ha fatto marcia indietro, smentendo le sue parole: “Sono stata fraintesa – ha detto – quello che volevo dire è che in un mondo ideale ogni individuo dovrebbe avere uguali opportunità”.

Si allunga la lista di chi ha deciso di boicottare la cerimonia del prossimo 28 febbraio. All’iniziativa lanciata da Spike Lee hanno aderito Jada Pinkett Smith, l’attore inglese David Oyelowo (il protagonista del film Selma), Mark Ruffalo, candidato per la sua prestazione in Spotlight (ma poi ci ha ripensato e ci sarà), Michael Moore, il regista di Bowling for Columbine e Fahrenheit 9/11, e Will Smith che ha fatto sapere che, dal momento che la moglie ha aderito all’iniziativa lanciata da Spike Lee, anche lui non avrebbe partecipato alla cerimonia: “Sarebbe imbarazzante se mi presentassi con Charlize Theron”, ha scherzato. Lui però nella polemica è coinvolto in prima persona. La sua interpretazione in Concussion (che arriverà in Italia con il brutto titolo “La verità fa male”) era per molti degna di una candidatura e il suo boicottaggio ha quasi il sapore di una ripicca personale.

Anche George Clooney ha voluto dire la sua sulla vicenda e ha sottolineato che in passato le cose andavano meglio: “Penso che l’Academy dieci anni fa stesse lavorando meglio di ora – ha scritto Clooney su Variety -. Intorno al 2004 c’erano molti nominati di colore, pensate a Morgan Freeman e Don Cheadle, e adesso sembra che ci stiamo muovendo nella direzione sbagliata. Creed poteva essere nominato, Concussion offriva la nomination a Will Smith, Idris Elba poteva avere la sua per Beasts of No Nation, Straight Outta Compton poteva essere nominato. E ovviamente ricordo l’anno scorso Selma, di Ava DuVernay. Penso sia stato semplicemente ridicolo non nominarla”. Clooney poi va alla radice del problema: per guadagnare una candidatura devi avere la possibilità di realizzare il tuo film e alle minoranze vengono offerte meno opportunità. “Ci dovrebbero essere 20, 30, 40 film di qualità che coinvolgono minoranze e che possono concorrere agli Oscar. Per inciso, parliamo di Afro-Americani. Per gli ispanici è anche peggio. Dobbiamo fare meglio, in passato facevamo meglio di così”. (ANSA)

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