28 Ottobre 2015

Da una biglia alla penna “Bic”, che domani compie 70 anni

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L’idea, racconta la leggenda, gli venne osservando alcuni bambini che giocavano a biglie per la strada. Era la fine degli anni ’30 e Laszlo Jozsef Birò, giornalista ungherese, ebbe l’intuizione destinata a rivoluzionare il mondo della scrittura: la penna a sfera.

(officesupplygeek.com)

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Da una biglia alla penna “Bic”, che domani compie 70 anni. La prima ‘Bic’ – marchio inventato dal barone italo-francese Marcel Bich, che comprò durante la guerra il brevetto da Birò – venne messa in vendita in un grande magazzino a New York il 29 ottobre 1945, 70 anni fa. Da allora la “plebea” penna a biro ha soppiantato il nobile calamaio, divenendo forse il simbolo per eccellenza del XX secolo.

Budapest, 1936. Una biglia lanciata in qualche parte della capitale ungherese da un ragazzino rotola dentro una pozzanghera, per poi uscirne lasciando una scia sulla strada. Lazlo Birò osserva incuriosito. Si sa di lui che è un personaggio versatile: pittore ma anche redattore in una rivista di Budapest. Ma ha un difetto, non ama sporcarsi le mani. E la nobile penna stilografica, con cui lavora ogni giorno, lascia tante antiestetiche macchie. Di qui l’intuizione: sostituire l’inchiostro liquido con quello delle rotative che stampano i giornali, molto piu’ vischioso. Ma occorre qualcosa che renda fluida la scrittura.

Ed ecco l’idea: inserire all’interno della punta una piccola pallina metallica che permetta la distribuzione omogenea dell’inchiostro. Laszlo si mette subito all’opera assieme al fratello Gyorgy e, nel 1938, chiede il brevetto. Ma la seconda guerra mondiale incombe e il giornalista – che è di origini ebraiche – è costretto a fuggire dapprima in Spagna, poi in Francia e, infine, in Argentina. Qui perfeziona e brevetta la sua “creatura”, ma i tempi sono duri e i soldi scarsi. I costi di produzione lo spingono così a cedere i diritti della sua invenzione al barone Marchel Bich, torinese trasferitosi in Francia, che la perfezionerà e legherà per sempre al suo cognome (dopo aver tolto la “h”).

Trasformata in una penna leggera e pratica, oltre che economica, la “Bic” sbarcherà in un grande magazzino di New York appunto il 29 ottobre 1945, al prezzo di 12,50 dollari. Il barone Bich arriverà a produrne 10 milioni di pezzi al giorno mentre Laszlo Birò morirà povero e sconosciuto a Buenos Aires nel 1985. Le prime penne a sfera approdarono in Italia subito dopo la guerra ma furono inizialmente osteggiate, soprattutto dai maestri a scuola, poichè si riteneva che peggiorassero la grafia. Anche negli uffici la biro (il primo a chiamarla così, in onore del suo inventore, pare sia stato Italo Calvino) fu off limits fino agli anni ’60. Poi, inevitabilmente, tutto cambiò. “La Bic è la cosa che più di ogni altra mi ricorda l’essere umano. E’ capace di imprese grandiose – compilare schedine vincenti e assegni scoperti -, di azioni mediocri – scrivere liste della spesa e biglietti d’auguri – e di crimini orribili – vergare condanne a morte e lettere d’amore”, scrive l’autore e conduttore Marco Presta in “Un calcio in bocca fa miracoli”. (AGI)

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