17 Settembre 2015

Terremoto in Cile, magnitudo 8,3 e rischio tsunami. Onde alte anche 4,5 metri: otto morti, un milione gli evacuati

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E’ di otto morti, decine di feriti ed un milione di persone evacuate dalle loro case, secondo il quotidiano cileno “La Tercera”, il bilancio del terribile terremoto di magnitudo 8,3 della scala Richter che ha colpito il Cile. L’intensità della scossa ha indotto le autorità a diramare un allerta tsunami. Nella zona del terremoto si recherà in giornata la presidente Michelle Bachelet. L’epicentro del sisma, che ha provocato onde alte fino a 4,5 metri, è stato localizzato a 36 chilometri a ovest di Canela Baja, nel nord del Paese, ed a 16 chilometri di profondità. Secondo quanto riferito, la scossa più violenta è stata seguita da almeno 12 scosse di assestamento, con una magnitudo compresa tra 6,1 e 7,6 della scala Richter. Secondo il sottosegretario agli Interni, Mahmud Aleuy, si è trattato del sesto terremoto più violento nella storia del Cile e di quello più forte dell’anno in tutto il mondo.

Terremoto in Cile, uno scatto da Twitter

Terremoto in Cile, uno scatto da Twitter

In Cile torna l’incubo terremoto-tsunami. Una scossa di magnitudo 8.3 ha nella serata di ieri fatto tremare Santiago e un’ampia zona del Paese. Tanta paura, da nord a sud, otto persone morte, un milione di evacuati preventivamente in poche ore. Tra le vittime, secondo quanto riferito dalle autorità, ci sono una donna di 35 anni, schiacciata dal crollo di un muro, una giovane di 20 anni, e tre uomini, morti di infarto per lo spavento. La protezione civile cilena (Onemi) mantiene il proprio “monitoraggio allerta rossa per sisma di maggior intensità e allarme tsunami” in alcune regioni del paese, mentre in altre aree è rientrato. Il Servizio idrografico e oceoanografico dell’Esercito, che ha decreto l’allerta tsunami, ha avvertito sull’arrivo delle prime onde nelle località costiere delle regioni di Coquimbo e Valparaiso. Il sindaco di Coquimbo ha riferito che la città “è inondata” e che linee elettriche e telefoniche sono andate in tilt, come in decine di altre località colpite.

L’epicentro è stato localizzato a 11 chilometri di profondità nella zona di Illapel, circa 200 km a nord di Santiago, la capitale dove molti edifici hanno tremato con violenza. E lo stesso è successo a molti chilometri di distanza, ben al di là della Cordigliera delle Ande: il terremoto è infatti stato avvertito chiaramente in diverse regioni del nord e del centro dell’Argentina, tra l’altro anche in città lontane dal Cile, quali Buenos Aires e Rosario. Dal Pacifico, la scossa è sembrata voler raggiungere persino l’Atlantico, attraversando il continente, visto che i riflessi del sisma sono stati sentiti anche in Uruguay e Brasile.

In Ecuador e Perù, si sono accese le allerta tsunami. La protezione civile cilena (Onemi) mantiene il proprio “monitoraggio allerta rossa per sisma di maggior intensità e allarme tsunami” in alcune regioni del paese, mentre in altre aree è rientrato. L’allerta rimane rossa ad Atacama, Coquimbo, Valparaiso, Metropolitana, O’Higgins, Maule, Biobio, mentre è passata a gialla ad Arica e Parinacota, Tarapac, Antofagasta, Araucania, Los Rios, Los Lagos, Aysen, Magallanes e Antartica. Dopo la prima scossa ci sono state circa 50 repliche.

Nonostante i cileni siano abituati ai terremoti, a Santiago e non solo questa volta la paura è stata tanta e i nervi sono saltati a molti dei 6,6 milioni di abitanti della città. “Lunga, molto lunga”, così è stata definita la prima scossa di magnitudo 8.3 registrata alle 19:54, poi seguita da altri ‘sacudones’, d’intensità minore ma consistente: la terra è infatti tremata cinque minuti dopo (7.1 la magnitudo), alle 20:03 (6.1), alle 20:16 (6.8) e così via. Cinque ore dopo la prima scossa, le repliche registrate erano ben 32. La presidente Michelle Bachelet ha in una conferenza stampa cercato di portare tranquillità, ma si è mostrata anche molto prudente “di fronte a questo duro colpo della natura. Anche se c’è stato uno tsunami il flusso delle ondate sta calando, ma ci possono essere, ha precisato, altre repliche. Stiamo quindi valutando minuto per minuto la situazione”.

La guardia rimaneva insomma alta. A preoccupare era tra l’altro proprio l’allerta maremoto che ha innescato l’ordine di evacuare lungo tutta la costa, fatta scattare via telefonini e con grande tempestività dalla Protezione civile, forte di un’esperienza fatta dopo la megascossa e conseguente tsunami nel sud del paese il 27 febbraio 2010: i morti furono 524. E infatti in qualche punto della costa, a nord della capitale, il mare si è ritirato per poi risalire e penetrare nella terra con onde di quattro metri e più: alla Serena, 470 km al nord di Santiago, e nel balneario di Pichidangui, un pò più vicino alla capitale. Dopo l’allarme, l’obiettivo per tutti è stato quindi quello di allontanarsi dal Pacifico, e dal rischio appunto delle mareggiate. Il destino è sembrato tra l’altro aver teso quasi una trappola a molti cileni che si stavano preparando per un atteso ponte venerdì in occasione di una popolare festività. In tanti si stavano quindi dirigendo alle tante località di mare del Paese: poi la terra si è mossa, il mare è diventato una minaccia e l’ordine giunto da Santiago è stato proprio quello di fare retromarcia e allontanarsi quanto prima dalla costa.

Il terremoto, registrato alle 19,54 ora locale di ieri, le 0,54 in Italia, è avvenuto mentre i cileni si preparavano per un lungo weekend in occasione delle cosidette “Fiestas patrias”, le festività nazionali che celebrano, il 18 e 19 settembre, la proclamazione della prima Giunta di Governo, nel 1810, con cui si diede avvio al processo di indipendenza dalla Spagna e la Giornata delle glorie dell’esercito.

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