8 Giugno 2015

Turchia, l’inizio della fine di Erdogan? Nessuna maggioranza per l’Akp, coalizione o ritorno alle urne

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All’indomani del pesante ridimensionamento del suo partito alle elezioni turche, Recep Tayyip Erdogan è tornato a calarsi nel ruolo di presidente neutrale, invitando quindi tutti a lavorare per preservare la stabilità del Paese. Risultato storico alle elezioni di ieri in Turchia: dopo ben 13 anni il partito conservatore del presidente turco Erdogan, l’Akp, ha perso la maggioranza assoluta nel Parlamento dove per la prima volta entra il partito curdo dell’ Hdp. Novantasei donne sono state elette, segnato uno storico record, mentre anche le minoranze sono entrate in Parlamento: si tratta di quattro cristiani, due yazidi e un rom.

(telegraph.co.uk)

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Erdogan perde consenso, nessuna maggioranza. Un duro colpo per Erdogan che puntava a ottenere almeno i tre quinti dei seggi in Parlamento, ovvero 330. Solo così il suo partito islamico avrebbe potuto sostituire il sistema parlamentare con quello presidenziale, facendo di Erdogan – in quanto presidente in carica – un “superpresidente”. Ma l’Akp, al governo dal 2002, è stato votato “solo” dal 40% dei 53,7 milioni di elettori, ottenendo così 258 dei 550 seggi in Parlamento. Un calo dei consensi che rispetto alle elezioni del 2011, è stato del 10%, ovvero di 67 deputati. Il successo maggiore, invece, lo ha ottenuto il partito curdo Hdp, che ricevendo il 13% dei voti potrà entrare in Parlamento, con 79 seggi. Il principale partito di opposizione, quello laico kemalista del Chp, ha invece ottenuto il 25% dei voti (131 deputati), mentre il Movimento nazionale di estrema destra il 16,4%, quindi 82 seggi. L’affluenza è stata dell’86%.

Il primo commento di Erdogan in relazione alla stabilità. “Credo che i risultati (delle elezioni parlamentari di ieri, ndr), che non danno ad alcun partito la possibilità di governare da solo, saranno esaminati in modo sano e realistico da ciascun partito. L’opinione della nostra nazione è sopra ogni cosa”, ha detto Erdogan nel suo primo commento affidato a una nota, nella quale si invitano tutti i partiti a lavorare per la preservazione di un clima di stabilità. Il presidente da più di un giorno, cioè da quando ha cominciato a apire la brutta aria che tirava per il suo partito, è infatti scomparso dalla tv, così come dalle piazze e dai comizi. Sono già due i vice premier del partito, Bulent Arinc e Numan Kurtulmus, che si sono espressi a favore di una coalizione con una o più altre forze, definendola come un’opzione migliore rispetto a nuove elezioni. Rivolgendosi a tutti i partiti del nuovo parlamento, quindi anche il kemalista Chp e il nazionalista Mhp, oltre all’Hdp, Arinc ha chiesto di impegnarsi a formare un governo di coalizione con l’Akp, “se possono”. Kurtulmus ha affermato che la coalizione è l’opzione migliore tra quelle sul tavolo, mentre nuove elezioni sono improbabili.

Hdp esulta, con partito curdo hanno vinto pace e libertà. E’ stata una “grande vittoria. Abbiamo ottenuto una grande vittoria e un grande successo stando dalla parte della pace, della giustizia e della libertà”, ha detto il leader dell’Hdp Selahattin Demirtas. Parlando ai suoi sostenitori a Istanbul, Demirtas ha aggiunto che il risultato delle elezioni parlamentari di ieri ha messo fine al dibattito sul sistema presidenziale, che il presidente Recep Tayyip Erdogan avrebbe voluto imporre se il suo partito islamico Akp avesse ottenuto una maggioranza schiacciante in Parlamento. In merito a possibile coalizioni, il leader dell’Hdp ha escluso la possibilità di allearsi con l’Akp. “Non formeremo alcuna coalizione (di governo, ndr) con l’Akp”, ha detto. Demirtas ha quindi specificato che la vittoria dell’Hdp appartiene a tutte le etnie, a coloro che vogliono la pace e sostengono una soluzione pacifica alla questione curda. “E’ una vittoria comune di chi dice ‘voglio che i curdi vivano in questo Paese come cittadini e persone rispettabili'”, ha detto, aggiungendo che “d’ora in poi, l’Hdp è un vero partito in Turchia”. Con il 13 per cento dei consensi, l’Hp avrà 79 seggi in Parlamento.

96 donne in Parlamento, maggior numero deputate della storia. Sono 96 le deputate che entreranno nel Parlamento turco. Si tratta del numero più alto della storia della Turchia. Nelle precedenti elezioni, quelle del 2011, erano 79 le deputate elette. Il partito islamico dell’Akp invia 41 donne, cinque in meno del 2011. L’Hdp assegna 31 dei 79 seggi conquistati alle donne. Tra loro anche la nipote del leader del Pkk Abdullah Ocalan, Dilek Ocalan. Il partito laico kemalistadel Chp porta venti donne contro una sola del 2011. Quattro, invece, le rappresentanti del Movimento nazionale di estrema destra, una in più rispetto alla precedenti legislatura.

Minoranze in Parlamento: eletti quattro cristiani, due yazidi e un rom. A conquistare un seggio anche un esponente della comunità rom. Si tratta di Ozcan Purcu, nelle liste di Izmir del partito laico e kemalista Chp, confermatosi primo partito di opposizione. Era stato candidato anche nel 2011, ma ne era uscito sconfitto. Citato dal quotidiano Hurriyet, Purcu ha spiegato che la comunità rom in Turchia si confronta con “cinque problemi principali”, vale a dire istruzione, disoccupazione, casa, discriminazione e pregiudizio. Il suo primo impegno da deputato, ha spiegato, sarà quello di garantire l’accesso all’istruzione nei quartieri rom. Tra le altre minoranze del paese, sono stati eletti anche quattro cristiani (Markar Esayan, giornalista turco-armeno dell’Akp, l’avvocato di origini armene Selina Dogan del laico e kemalista Chp e due candidati del partito curdo Hdp, Garo Paylan e Erol Dora) e due esponenti della comunità yazida (Feleknas Uca di Diyarbakir e Ali Atalan di Batman).

Ora gli scenari possibili sono tre: un governo di minoranza, una coalizione o il ritorno alle urne nei prossimi 45 giorni. “L’Akp si conferma primo partito, è nostro preciso fine quello di garantire la stabilità al Paese”, ha commentato da parte sua il premier, Ahmet Davutoglu, seguito dal vice primo ministro, Numan Kurtulmus, per il quale “la prima opzione per noi è quella di formare una coalizione, qualora non fosse possibile si tornerebbe alle urne”. Infine esulta l’opposizione: “Il popolo ha deciso di porre fine ad un potere sempre più dispotico”, ha dichiarato il portavoce del Chp. Il segretario dei nazionalisti dell’Mhp, Devlet Bahceli, ha chiuso a ogni ipotesi di coalizione con il partito di Erdogan, affermando che il voto “è l’inizio della fine” per l’Akp perchè “è evidente che il Paese ha detto no al progetto presidenzialista”. Il giovane e brillante segretario dell’Hdp, Selattin Demirtas, ha ringraziato il Paese e ha parlato di “vittoria degli oppressi, dei poveri e di tutte le minoranze emarginate”. (ADNKRONOS)

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