15 Gennaio 2015

Svizzera, “sganciato” il franco dall’euro. Sono tante le dinamiche economiche che andranno a cambiare

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Questa mattina, la banca centrale svizzera ha “sganciato” il franco, togliendo a sorpresa il tetto minimo, fissato a 1,20 sull’euro, e sui mercati è scoppiato il finimondo. La Svizzera, con l’euro che rischiava di esplodere, era diventata un porto sicuro, ma le autorità elvetiche hanno dovuto correre ai ripari per evitare che il franco soffocasse l’economia. Di qui la scelta che gli svizzeri in questi anni hanno sempre confermato. Così, se nel breve periodo i vantaggi saranno per i paesi limitrofi al confine italiano, sul lungo periodo, invece, potrebbero esserci conseguenze negative. In questo modo, come negli anni della lira, agli svizzeri converrà fare la spesa in Italia ed aumenteranno inizialmente gli stipendi dei frontalieri di circa il 20%, ma non sarà più economico rifornirsi ai distributori di benzina oltre confine. Sempre più vicina, inoltre, l’eliminazione del segreto bancario negli istituti economici elvetici.

(intermarketandmore.finanza.com)

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La revoca svizzera della soglia minima di cambio tra franco ed euro. Mossa a sorpresa della Banca nazionale svizzera (Bns) che ha annunciato oggi la revoca della soglia minima di cambio con l’euro, fissata a 1,20 franchi per un euro e in vigore dal settembre del 2011. La mossa della BNS giunge dopo che appena dieci giorni fa il presidente della banca centrale Thomas Jordan aveva definito il tetto di 1,20 “assolutamente centrale” e irrinunciabile: in questi 40 mesi la misura – decisa per proteggere le esportazioni svizzere e quindi il mercato del lavoro – era stata più volte messa alla prova dai mercati con pesanti interventi della banca centrale che hanno appesantito il bilancio della Bns con forti acquisti di valuta estera. In Svizzera, durante il corso della giornata, si è verificato un assalto agli uffici cambio per chi possedeva franchi da trasformare in euro. Alcuni di questi uffici, però, in attesa di vedere cosa accadrà  nei prossimi giorni nel rapporto franco-euro, hanno preferito abbassare le serrande.

Quello che cambierà per gli italiani e per i frontalieri. Nel breve periodo a ridere saranno i commercianti italiani, che accoglieranno gli svizzeri come negli anni della lira, quando erano soliti a fare la spesa nel Belpaese, e rideranno anche i frontalieri, che avranno un aumento dello stipendio di circa il 20%. Così, facendo, anche gli amministratori dei comuni italiani di confine dall’anno prossimo vedranno aumentare i ristorni dei frontalieri. Nel medio-lungo periodo, invece, ci sarà probabilmente una contrazione delle esportazioni per le aziende svizzere: questo potrebbe influenzare, e non poco, i potenziali tagli all’occupazione e, quindi, anche gli stessi frontalieri italiani. In ogni caso, per qualsiasi analisi però, si dovrà aspettare del tempo per capire in che modo si assesterà il cambio euro-franco. Per gli italiani non sarà più vantaggioso fare acquisti in terra elvetica, come i rifornimenti di benzina o qualsiasi altro bene e prodotto. Il cambio sarà vantaggioso da franchi in euro, ma non il contrario.

Le reazioni da parte del mondo imprenditoriale elvetico. Dopo lo “sgancio” del franco all’euro, a partire da questa mattina, tutti i gruppi elvetici, particolarmente esposti nelle esportazioni, sono crollati in Borsa: da Swatch a Richemont, da Novartis a Nestlé, da Adecco a Roche. Non si salvano i titoli bancari che scivolano cedendo quasi dieci punti percentuali. “Non ho parole, la decisione della Banca centrale svizzera è uno tsunami per l’industria dell’export e per il turismo e infine per l’intero Paese”. E’ questo il commento dell’amministratore delegato di Swatch, Nick Hayek, alla decisione dell’Snb di abbandonare il tetto del cambio tra franco e euro. Il titolo del produttore di orologi cede il 15% alla Borsa di Zurigo. Un franco più forte mette in difficoltà così tutti i gruppi che realizzano percentuali importanti dei loro ricavi all’estero. E’ il caso, ad esempio, di Holcim, il più grande produttore mondiale di cemento, che è arrivato a perdere oltre il 20%. Stessa cosa per i farmaceutici: “Abbiamo un’attività orientata all’export” ha ricordato Actelion, il terzo gruppo farmaceutico del Paese, aggiungendo: “Abbiamo una percentuale importante dei ricavi che viene dagli Stati Uniti. Insieme alla parte realizzata in Europa, il fatturato realizzato in Usa sarà sotto pressione”. Non se la vedono meglio i gruppi del lusso, della moda ed i marchi del lusso come Cartier o Montblanc.

I mercati ed il cambio non si aspettavano questa brusca virata e hanno reagito con affanno. Infine, oggi, il franco si è impennato del 30% sull’euro a quota 0,8052, del 25% sul dollaro a 0,89 e ai massimi dal 1980 sullo yen. A sua volta l’euro è sceso a picco da 1,17 a 1,1573 dollari, il minimo da undici anni, per poi risalire di nuovo a quota 1,17. La sterlina, invece, è volata al top da sei anni sull’euro ed anche le borse europee sono oscillate da valori positivi in negativo, per poi tornare di nuovo positivi, trainati dal crollo di Zurigo che ha perso oltre 12%. Insomma, i mercati sono andati in tilt e poi a fatica sono riusciti a ritrovare un loro equilibrio, con le borse europee di nuovo in rialzo, sull’attesa delle mosse della Bce, e l’euro sopra la parità col franco. Gli analisti non paiono troppo convinti della decisione e temono che il franco torni a lievitare troppo. Per questo e cioè per frenare un’eccessivo rialzo del franco, la banca centrale svizzera, insieme all’eliminazione del tetto, ha deciso di tagliare i tassi, riducendo di mezzo punto percentuale il tasso di sconto a -0,75% e abbassando allo stesso modo la forchetta del tasso Libor che adesso oscilla tra -1,25% e -0,25%.

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