4 Settembre 2014

Usa, da 31 anni nel “braccio della morte”. Torna libero Henry Lee McCollum: “Per me nessuna rabbia”

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Dopo 31 anni di prigione, nel braccio della morte della prigione del North Carolina, in Usa, nonostante fosse innocente, Henry Lee McCollum è tornato finalmente in libertà. L’uomo, oggi 50enne, ha trascorso 31 anni in carcere per un delitto che non ha mai commesso. Come lui, il fratellastro, Leon Brown, 46 anni, era stato accusato di aver stuprato e ucciso una ragazzina di undici anni, ma un test del Dna ha scagionato entrambi i “fratelli”.

Henry Lee McCollum (time.com)

Henry Lee McCollum (time.com)

Le parole di Henry Lee McCollum, dopo essere tornato il libertà. “Ringrazio Dio per avermi tirato fuori di prigione. Voglio mangiare, voglio dormire e voglio svegliarmi domani sapendo che è vero”, ha detto all’uscita dal carcere, raccontando che negli ultimi giorni non è riuscito a dormire per l’emozione. “Ho atteso per anni questo momento”, ha aggiunto abbracciando il padre, secondo il New York Times. Quando qualcuno gli ha chiesto se nutrisse rabbia per l’errore giudiziario, ha risposto con voce ferma: “No, no. Nessuna rabbia”.

La storia e la condanna di McCollum. McCollum era stata condannato insieme al fratellastro per lo stupro e l’omicidio di un ragazzina di undici anni, ma un test del Dna li ha scagionati entrambi. Con un quoziente intellettivo al di sotto della media (Brown si è fermato a 51 di Q.I.), i due ragazzi afroamericani (che avevano 19 e 15 anni al momento dell’arresto) sono sempre stati difesi dalla loro famiglia. Abitavano in un villaggio di 4mila persone a sud dello Stato quando, la notte del 28 settembre 1983, furono sottoposti a un interrogatorio, senza avvocato, nel quale alla fine McCollum, stremato dalla pressione della polizia, ammise che, insieme ad altre tre persone, aveva commesso il delitto.

La confessione dell’omicidio nel lontano 1983. “Mi inventai una storia perchè potessi tornarmene a casa”, ha raccontato successivamente McCollum. All’uscita dal carcere, l’uomo ha voluto ricordare i 152 ex compagni che sono ancora in attesa della pena capitale, nella prigione dello Stato. “Ci sono ancora persone innocenti là dentro. Ci sono persone che non meritano la pena di morte. Non è giusto. Bisogna fare qualcosa per loro”.

Adesso dovrà abituarsi alla nuova vita: nei 30 anni di vita in prigione non gli è stato concesso di aprire una porta, né di accendere una luce o usare una lampo. Non sa usare il cellulare ed è trasecolato quando – ha raccontato alla matrigna -, qualche giorno fa, ha aperto Internet e, con Google Map, ha visto la sua casa. Ieri quando è salito nell’auto di famiglia, qualcuno gli ha dovuto far vedere come allacciarsi la cintura di sicurezza. (AGI)

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