19 Maggio 2014

Oscar Wilde, all’asta una rara copia della commedia “L’importanza di chiamarsi Ernesto”

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Va all’asta una rarissima copia della prima edizione a stampa della commedia teatrale ‘L’importanza di chiamarsi Ernesto’ di Oscar Wilde (1854-1900), con una dedica autografa dell’autore: si tratta dell’esemplare che lo scrittore irlandese regalò al direttore del carcere inglese di Reading, James Nelson, dove scontò la condanna per sodomia.

(adnkronos.it)

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Il volume sarà battuto a Londra dalla casa d’aste Bonhams il 18 giugno con una stima di 60mila sterline, ma gli specialisti prevedono un prezzo finale assai più alto data la rarità del cimelio. Si tratta infatti della copia numero 13 della prima edizione, tirata in soli cento esemplari.

Wilde, che restò in carcere tra il 1895 e il 1897, fece consegnare nel febbraio del 1899 il volume con una dedica speciale a James Welson, che si legge nel frontespizio, dove sottolinea la sua “grande e nobile gentilezza”. Lo scrittore nella dedica ringrazia infatti Nelson per avergli concesso la possibilità di poter accedere in carcere ai libri che il suo predecessore gli aveva negato.

“L’importanza di chiamarsi Ernesto”. Jack Worthing, uomo baldanzoso dagli sconosciuti natali, vive in campagna insieme a Cecily, una ragazza diciottenne su cui esercita la tutela, e con l’istitutrice di quest’ultima, Miss Prism. Jack decide di recarsi a Londra e di frequentare i salotti cittadini presentandosi come Ernest: intende soprattutto visitare la casa dell’amico Algernon Moncrieff, allo scopo di incontrarne la cugina, la bella Gwendolen Fairfax, della quale è intenzionato a chiedere la mano. La giovane accetta subito questa proposta di matrimonio, convinta anche del fatto che il suo pretendente si chiama Ernest, nome che su di lei esercita un particolare fascino. Intanto Algernon viene a sapere che all’amico è stata affidata la giovane Cecily e, desiderando conoscerla, si reca in campagna: dopo aver scoperto l’indirizzo s’introduce nella casa, affermando di essere il fratello minore di Jack, e riesce a sedurre Cecily. Nel frattempo arriva lo stesso Jack, il quale è ben presto raggiunto da Gwendolen, decisa a sposarsi nonostante l’opposizione della madre, Lady Bracknell, ostile al matrimonio poiché ha saputo che Jack è un trovatello anche se poi adottato da una famiglia benestante. Cecily e Gwendolen così diventano amiche ma, confidandosi, scoprono che i rispettivi fidanzati hanno mentito sulla propria identità; tuttavia, dopo vari litigi tra i quattro innamorati, tutto pare appianarsi. Di lì a poco, in cerca della figlia Gwendolen, giunge in campagna anche Lady Bracknell. Essa viene così a conoscenza del fidanzamento del nipote Algernon con Cecily e, vista la ricca dote della ragazza, lo approva senza riserve. A questo punto però è Jack, come tutore della fanciulla, a rifiutare il proprio consenso, almeno finché Lady Bracknell continuerà a opporsi al suo matrimonio con Gwendolen. L’intricata vicenda si risolve soltanto quando compare l’istitutrice di Cecily, Miss Prism, nella quale Lady Bracknell riconosce la donna che, molti anni prima, era scomparsa portando con sé il figlio primogenito di sua sorella, Mrs Moncrieff: Jack, infatti, non è altri che il fratello maggiore di Algernon e il suo vero nome è proprio Ernest. Risolti quindi tutti i dubbi sulle sue origini, Jack può finalmente sposare Gwendolen e Cecily diventa la moglie di Algernon.

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