18 Maggio 2014

Torino, Beppe Grillo tra campagna elettorale, insulti, promesse ed indignazione

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E’ un Beppe Grillo senza freni, un Grillo che va “oltre Hitler”, quello della tappa torinese della campagna elettorale.

Beppe Grillo, ieri a Torino durante la campagna elettorale (twitter.com)

Beppe Grillo, ieri a Torino durante la campagna elettorale (twitter.com)

Un Beppe Grillo che non risparmia niente e nessuno. I politici italiani, naturalmente, ai quali fa sapere che “la Digos è con noi, la Dia è con noi, i carabinieri sono con noi”. Ma anche i politici europei: insulta la Merkel e la sbeffeggia con un grammelot in simil-tedesco; e dedica un vaffa a Schulz, il quale aveva osato paragonarlo a Stalin, ricordandogli che “senza lo Stalin che ha sconfitto i nazisti ora starebbe in Parlamento con una svastica disegnata sulla fronte”. Beppe Grillo come Stalin? Macché. “Io sono oltre Hitler” tuona il comico dal palco salvo poi darsi subito del “pazzo”.

Tutto fra gli applausi, le risate e la rabbia di decine di migliaia di torinesi in piazza Castello. Grillo annuncia che il Movimento 5 Stelle vincerà “con il 100%” (uscendo dal camper insieme al leader dei No Tav Alberto Perino mima le parole “abbiamo vinto” nel linguaggio dei sordomuti) e parla molto di Italia, molto di Europa, poco o nulla di Piemonte, dove pure il 25 maggio ci saranno le elezioni regionali. A Bruxelles il M5S non farà come “l’ebetino di Firenze” e di chi, “come lui” ha “leccato il posteriore” della Merkel. “Noi non andremo a trattare il fiscal compact. Noi il fiscal compact lo restituiremo alla Merkel in busta chiusa”. “Bisogna fare una media del debito europeo e spalmarlo su tutti i Paesi. E alla Merkel diremo: bene, se non lo vuoi fare, noi il debito non lo pagheremo più”.

Quanto al Belpaese, il programma è chiaro. Grillo dice di capire chi allo stadio fischia l’inno di Mameli. E proclama un “minuto di silenzio” (che la folla fatica a rispettare) per i partiti che presto non ci saranno più. “Quando saremo al governo – dice – faremo su questa gente, prima che se ne vada, un processo fiscale: abbiamo il diritto di sapere come hanno speso i nostri soldi. E ne faremo un altro, non violento, sulla rete, con tanto di pm: voteremo caso per caso su quei giornalisti, quei politici e quegli imprenditori che hanno disintegrato le loro categorie. Daremo un verdetto virtuale. Con uno spunto virtuale sullo schermo”.

E giù gli epiteti ai protagonisti della politica nostrana, gente a cui “togliere la scorta” perché le forze dell’ordine sono “stufe di accompagnare a fare la spesa o al festival rock”. Renzi è l'”ebetino”, Berlusconi diventa “Tinto Bass”. Ce n’è anche per il sindaco Piero Fassino, nei giorni scorsi finito in una polemica per avere alzato il medio contro degli ultras che lo stavano insultando. E Dell’Utri, condannato per mafia, dovrebbe “affrontare la giustizia come un vero uomo, non farsi arrestare in pigiama in un albergo all’estero”.

Il comizio ha un fuoriprogramma quando un signore tra la folla gli chiede qualcosa sul lavoro e Grillo ribadisce che ci sarà il reddito di cittadinanza mentre gli 80 euro sono una “depravazione”. “Dicono che siamo i nuovi nazisti, i cattivi che faranno del male fisico alla gente, mentre dovrebbero prendere atto che grazie a noi in Italia non c’è stata violenza e non è rinato il partito fascista. Se populismo significa gridare ‘no’ a questa politica e a questo stato di cose, allora il populismo è la più alta espressione della democrazia”.

(ansa.it)

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