14 Maggio 2014

Amnesty International: “Italia inserisca il reato di tortura nel codice penale”

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La barbarie della tortura è “normale” in 141 Paesi del mondo, l’occidente non ne è esente e nella lista nera c’è anche l’Italia che nel suo codice penale non contempla il reato e ha “collezionato” quattro casi di morte in seguito a maltrattamenti e le violenze gratuite e praticamente impunite del G8 di Genova.

(youtube.com)

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A trent’anni dall’adozione della Convenzione Onu contro la tortura, Amnesty International denuncia le ambiguità e le coperture dei governi e lancia la campagna “Stop ala Tortura”. Il meccanismo di “omertà” che copre i casi di tortura e di maltrattamenti è “stato verificato anche nel nostro Paese”, dove gli “episodi di maltrattamenti non incontrano una risposta adeguata dalle istituzioni”, afferma in una conferenza stampa a Roma Antonio Marchesi, presidente di Amnesty Italia che ricorda le morti di Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi e le violenze della Diaz e di Bolzaneto.

Un quadro aggravato dal fatto che a 25 anni dalla ratifica della Convenzione Onu l’Italia non ha ancora introdotto questo reato nel codice penale e anche quando si verificano “fatti che costituiscono tortura” non c’è modo di punirli come tali. Il 5 marzo il Senato – spiega Amnesty – “ha approvato un testo unificato che qualifica la tortura come reato specifico e prevede l’aggravante nel caso in cui sia commesso da un pubblico ufficiale”. “Non è chiaro se la Camera vorrà approvare questo testo”, rileva l’Organizzazione per i diritti umani che “spera” di essere ascoltata dalla Commissione Giustizia e anticipa che “eventuali definizioni restrittive sarebbero inaccettabili.”

“A 13 anni dal G8 di Genova del 2001 – ricorda ancora Marchesi – molti dei responsabili di gravi violazioni dei diritti umani sono sfuggiti alla giustizia e nel nostro Paese non esistono strumenti idonei per prevenire e punire le violazioni in maniera efficace”. Ma l’Italia non è sola. Negli ultimi 5 anni sono stati 141 i Paesi che hanno praticato la tortura e nel 2014 sono già 79 quelli che vi hanno fatto ricorso. Inoltre, “dato il contesto di segretezza nel quale la tortura viene praticata, è probabile che il numero effettivo sia più alto”, sottolinea Gianni Rufini, direttore di Amnesty Italia.

“La vietano per legge, la facilitano nella pratica. Ecco la doppia faccia dei governi quando si tratta della tortura”, rincara Marchesi, mentre Rufini rileva che “l’Europa se la cava un po’ meglio del resto del mondo, dove la situazione è agghiacciante, in particolare nell’Africa subsahariana”. Ma l’Occidente ha dato una sorta di via libera “etico” alla tortura nella guerra al terrore seguita all’11 settembre. La Convenzione Onu, che è stata ratificata da 155 Paesi, “era stata il prodotto di una campagna” del’Organizzazione che ora, dopo trent’anni, ha dovuto lanciare “un’altra campagna perchè sia rispettata”. I Paesi dove si concentrerà l’iniziativa quest’anno sono Il Messico, il Marocco, l’Uzbekistan (dove Amnesty non può entrare), le Filippine e il Marocco. Amnesty Italia ha scelto di focalizzare la sua azione sui primi tre.

(ansa.it)

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