18 Aprile 2014

“La vita non è quella che uno ha vissuto, bensì quella che uno ricorda e come la ricorda per raccontarla”

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Lo scrittore e premio Nobel colombiano Gabriel Garcia Marquez è morto ieri a Città del Messico. Lo riferiscono i media colombiani.

Lo scrittore di "Cent'Anni di Solitudine" e premio Nobel nel 1982, Gabriel Garcia Marquez (news.nom.co)

Lo scrittore di “Cent’Anni di Solitudine” e premio Nobel nel 1982, Gabriel Garcia Marquez (news.nom.co)

Fonti della famiglia hanno comunicato la morte dell’autore di “Cent’anni di solitudine” alla stampa colombiana. Garcia Marquez aveva compiuto 87 anni il 6 marzo scorso ed è spirato in una clinica di Città del Messico. Colpito da un cancro nei primi anni duemila, che aveva superato, era dal 2010 che lo scrittore era affetto da Alzheimer e demenza senile. Solo qualche settimana fa era stato ricoverato per per un problema respiratorio e un’infezione. Era stato insignito del Nobel per la letteratura nel 1982. “Per sempre Gabriel”, sottolinea in un titolo a tutta pagina il quotidiano di Bogotá El Espectador.

Primo di sedici figli Gabriel Garcia Marquez nasce ad Aracataca, un paesino fluviale della Colombia settentrionale, il 6 marzo del 1927. Dopo il trasferimento a Riohacha, il giovane García Márquez crebbe con i nonni materni, ma alla morte del nonno, nel 1937, si trasferì a Barranquilla per studiare. Nel 1946, poi, García Márquez si trasferì a Bogotá per studiare giurisprudenza e scienze politiche presso l’Universidad Nacional de Colombia, ma presto abbandonò lo studio a causa dello scarso interesse che quelle materie suscitarono in lui. Nel 1948 si trasferì a Cartagena dove cominciò a lavorare dapprima come redattore e poi come reporter de “El Universal”. Numerose furono le esperienze in campo giornalistico prima della sua prima pubblicazione come scrittore. Nel 1958, dopo la vittoria di Fidel Castro a Cuba, visita il paese e diventa amico del líder maximo, definendo il rapporto intellettuale e letterario, più che politico, che gli ha fruttato alcune critiche, ma non ha impedito che egli venisse stimato anche negli Stati Uniti.

Le sue opere più importanti: Cent’Anni di Solitudine (1967), L’Autunno del Patriarca (1975), Cronaca di una Morte Annunciata (1981), L’Amore ai Tempi del Colera (1985). Gabriel García Márquez fu uno dei quattro scrittori latinoamericani coinvolti per primi nel boom letterario latinoamericano degli anni Sessanta e Settanta: sarà Cent’anni di solitudine il romanzo che gli porterà fama internazionale di romanziere del movimento magico-realista della letteratura latinoamericana, che influenzerà gli scrittori di periodi successivi. Lo stile presenta notevoli intrecci, digressioni, prolessi e analessi, con l’uso di frasi quasi poetiche nella prosa, un linguaggio ricercato e prosaico alternato a seconda del personaggio, e lo svolgimento di storie “corali” e parallele. Il narratore è spesso esterno e onnisciente, cioè conosce già gli avvenimenti futuri.

L’Ansa ha ripreso alcune “dichiarazioni” di illustri personaggi a livello mondiale, come il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, che ha confermato la morte a Città del Messico di Garcia Marquez: “Mille anni di solitudine e tristezza per la morte del più grande dei colombiani di tutti i tempi. Solidarietà e condoglianze a Gabo e la famiglia”, sottolinea Santos in un tweet.

Le altre reazioni, in queste ore, pubblicate dall’Ansa dei presidenti latinoamericani. Diversi capi di Stato latinomericani hanno già pubblicato i loro omaggi e commenti dopo la morte del premio Nobel su Twitter. “Se n’è andato Gabo, avremo cent’anni di solitudine, ma ci restano le sue opere e il suo amore per la Patria Grande. Hasta la victoria siempre!”, ha scritto l’ecuadoriano Rafael Correa, in un commento esplicitamente politico. Mentre il peruviano Ollanta Humala è rimasto su toni letterari: “L’America Latina e il mondo sentiranno la partenza di questo sognatore. Riposa in pace Gabriel Garcia Marquez, laggiù a Macondo”. Da parte sua, l’ex presidente cileno Sebastian Pinera ha ricordato le sue opere più famose: “Cent’anni di solitudine. L’amore ai tempi del colera. Cronaca di una morte annunciata: oltre alle sue eccentricità sono parte della sua eredità”. “E’ morto un grande della letteratura latinoamericana. Ci lascia un’opera prolifica e che ci ispira, che continuerà ad alimentare la nostra immaginazione”, ha aggiunto Pinera. Mentre l’ex presidente colombiano Alvaro Uribe ha ricordato che “milioni di abitanti del pianeta si sono innamorati della nostra patria affascinati dai suoi libri”.

Shakira, “Caro Gabo,la tua vita è stata un regalo”. “Caro Gabo, una volta mi hai detto che la vita non è quella che uno ha vissuto, bensì quella che uno ricorda e come la ricorda per raccontarla. La tua vita, caro Gabo, la ricorderemo come un regalo unico e irripetibile, il più originale dei racconti”: è il messaggio postato da Shakira su Twitter. Fondazione, “maestro di maestri giornalismo”. “Grazie Gabo, maestro di maestri”: cosí Jaime Abello, responsabile della Fondazione Gabriel Garcia Marquez per il Nuovo Giornalismo Iberoamericano di Cartagena, ha salutato lo scrittore morto oggi in Messico. In un messaggio, Abello sottolinea tra l’altro proprio “il lavoro svolto” tramite “fondazioni e scuole” sul fronte del cinema e del giornalismo, da lui inteso – precisa- quale “una passione e un modo di esercitare una cittadinanza attiva”. “Grazie Gabo, porteremo avanti il tuo mandato e le tue scuole, lavorando in tanti modi in questo che è il miglior mestiere del mondo”, conclude Abello, da anni molto vicino e braccio destro del Nobel colombiano.

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