29 Maggio 2016

“Luinesi all’estero”, Giuseppe Scalese a Londra è front-end developer di un’agenzia digitale

Tempo medio di lettura: 6 minuti

Torna anche oggi, per la diciassettesima volta “Luinesi all’estero”, la rubrica che periodicamente sta raccontando vite, esperienze e speranze di tutti quei luinesi che hanno deciso di abbandonare l’Italia per cercare un futuro migliore. Come tanti altri concittadini, infatti, sono decine e decine i luinesi che si sono trasferiti all’estero, alcuni anche in Usa o in Australia, con l’intenzione di lavorare oppure spinti dal seguire le proprie passioni. Oggi torniamo nella capitale londinese e siamo andati a trovare Giuseppe Scalese che è andato via dall’Italia nel lontano 2008. Prima ha vissuto a Dublino, e ora a Londra è front end developer presso l’agenzia digitale “Sapient Nitro”.

"Luinesi all'estero", Giuseppe Scalese a Londra è front-end developer di un'agenzia digitale

Raccontaci di te… Quando sei andato via dall’Italia? Dove vivi?

Sono andato via dall’Italia il 10 settembre 2008. Io e il mio amico/collega Mattia di Milano, atterrammo a Dublino il giorno in cui la crisi economica cominciò… due geni. I nostri colleghi ci dettero per spacciati in partenza, dicendo che senza lavoro e senza inglese saremmo tornati nel giro di un mese al massimo. E invece… Alla fine, ho vissuto a Dublino per un anno e mezzo e poi mi sono trasferito a Londra subentrando nella camera di un mio amico che tornava in Italia. Trovai un lavoro subito dopo, avendo iniziato i colloqui via telefono da Dublino. Vivo tutt’ora a Londra, nella zona est vicino Hackney.

Quali motivi ti hanno portato a lasciare l’Italia?

Paradossalmente tutto è nato per scherzo. Parlando con Mattia, quasi per sfida dissi che dovevamo andarcene dall’Italia per imparare l’inglese e fare un’esperienza a lungo termine all’estero, non avendola mai fatta in precedenza nessuno dei due.  Personalmente, ho sempre volute imparare per bene l’inglese e anche vivere all’estero. Ho spesso avuto il desiderio di esplorare nuove culture, posti e conoscere nuove persone. Insomma, volevo allargare un po’ la mia mentalità italiana. Ricordo che decidemmo di andare in Irlanda perchè Mattia c’era già stato in precedenza durante un viaggio e l’aveva consigliata per la sua tranquillità e la genuinità delle persone. Poi la consigliò anche per gli splendidi e infiniti paesaggi verdi, da vero ragazzo da pollice verde che ama la natura e anche buttarsi nel fango. Onestamente, non pensammo neanche per un instante di andare in Inghilterra. Magari per imparare il vero inglese sarebbe stato meglio.

Di cosa ti occupi?

Lavoro come Front End developer in un’agenzia digitale piuttosto grande chiamata “Sapient Nitro”. E’ un’agenzia globale con varie sedi sparse per il mondo. Ho iniziato due mesi fa e lavoro nella sede di Londra situata a Spitalfield Market, nella zona di Liverpool Street. E’ una bella zona nel cuore della city dove c’è anche un grande mercato coperto aperto tutti i giorni… e ci sono pure un sacco di bar e pubs dove i repressi “city boys” si ammazzano di alcohol dopo le 5 di pomeriggio. Ogni tanto pure io.

Come si svolge il tuo lavoro quotidianamente?

Lavorando per un’agenzia con tanti clienti il lavoro cambia abbastanza spesso. I progetti possono essere più o meno lunghi, che è una cosa positiva. Mi dà più dinamicità e l’opportunità di continuare a imparare tecnologie nuove e lavorare con persone diverse con approcci lavorativi anche diversi. L’orario di lavoro è 9-18, però me la prendo comoda come tutti gli altri. Attualmente sto lavorando sullo sviluppo di un sito web per una noto studio legale internazionale con sede principale a Londra. Usiamo le ultime tecnologie per far sì che il sito risulti ben visibile su qualsiasi dispositivo (telefonino, tablet, computer laptop/desktop). Io implemento la parte grafica (front end) del sito con altri colleghi nell’ufficio di Londra. Mentre la parte logica e invisibile agli utenti (back end) viene creata da altri colleghi situati in India… perchè costano di meno.

Hai avuto esperienze lavorative in Italia? Se sì, quali differenza hai riscontrato?

Si, ho lavorato dal 2005 al 2008 prevalentemente a Milano dove risiedevo dal lunedì al venerdì come tante altre persone della valle. Lavorativamente parlando, ho trovato differenze abissali, soprattutto nel mio campo. Per prima cosa, i colloqui di lavoro completamente differenti. Ero abituato a trovare facilmente lavoro in Italia con colloqui relativamente facili e quasi mai tecnici. Colloqui “fuffa” insomma. Ho notato che all’estero le cose erano diverse. Da subito mi sono accorto che i colloqui erano molto o solo tecnici. Mi ricordo il mio primo colloquio di lavoro a Dublino dove mi dissero espressamente di tornare a casa e studiare perchè le cose all’estero funzionavano diversamente.  Quindi ho dovuto riiniziare a studiare tutto quello che avevo dimenticato dai tempi dell’università. Inoltre, le metodologie lavorative utilizzate nell’ambito informatico/digitale erano innovative e all’avanguardia rispetto all’Italia. Quindi mi sono dovuto inserire in un ambiente estremamente professionale e con aspettative elevate. Ho faticato parecchio anche per via della lingua. Oltre all’inglese ho dovuto imparare anche l’accento irlandese. A Londra le aspettative sono ancora più elevate (anche lo stress), e le aziende spingono parecchio nel cercare sia tecnologie più all’avanguardia che nuove metodologie di lavoro, al fine di creare sempre qualcosa di innovativo e appetibile per clienti. Professionalmente ho certamente imparato molto di più all’estero che in Italia. Sicuramente mi sono sentito più stimolato anche per via la mentalità più mirata al successo. Ma posso parlare per la mia esperienza, visto che ho vissuto più all’estero professionalmente parlando.

"Luinesi all'estero", Giuseppe Scalese a Londra è front-end developer di un'agenzia digitale

Come ti trovi nel paese in cui vivi? Ti sei integrato nella società? Quali difficoltà hai riscontrato?

Come ho già detto, ho vissuto sia a Dublino che a Londra. Sono città molto diverse. Le persone a Dublino erano/sono molto più socievoli che i Londinesi. La vita Londinese è molto più veloce e non è facile costruirsi relazioni sia di amicizia che sentimentali. Come si sa, Londra è un un porto di mare, le persone vanno e vengono e sono sempre super impegnate per via di lavori stressanti e di agende sociali sempre piene. Ho trovato che i modi convenzionali di relazionarsi sono considerati obsoleti. Le persone si aprono socialmente per lo più dopo un po’ di birre ingurgitate. Londra è una città incredibile per quello che offre. Arte, musica e eventi di ogni genere sono costantemente a portata di mano. Ma il costo della vita è eccessivo sotto ogni punto di vista. Penso che qui è complicato pensare di costruirsi una vita “normale”, ci sarebbe da impazzire. Mi sono scontrato più volte con la mentalità della grande città, che a mio parere risulta opportunistica, egoistica, consumistica e con valori morali discutibili. Non scopro l’acqua calda dopo tutto. D’altro canto, sono riuscito a creare una mia sfera sociale con persone che condividono simili valori morali e sociali. In caso contrario non rimarrei qui. Di Londra e dell’Inghilterra, mi piace la ma maggior organizzazione delle strutture statali e sociali rispetto all’Italia, ma il sistema sanitario pubblico inglese è pessimo. Mi affascina anche la creatività che la gente locale esprime nel creare eventi di qualità di ogni genere. Ammiro il fatto che gli inglesi, e specialmente i ragazzi, si divertano molto spesso travestendosi con costumi di ogni genere (spesso creati da loro), andando a party casalinghi in maschera. Qui non sento quella tipica vergogna che ho visto in Italia associata all’età nel fare determinate cose, c’è più apertura mentale. Certo, è risaputo che qui l’alcohol la fa da padrona e aiuta sia a socializzare che ad aprirsi. Come si sa, è una piaga sociale in questo paese. Infine mi piace anche la motivazione e il coraggio delle persone locali di esplorare il mondo subito dopo l’università e anche in età più matura. E’ abbastanza frequente sentire storie di persone che tra i 20 e I 40 lascia il lavoro e parte per mesi alla volta di viaggi esplorativi in giro per il pianeta.

In quali altri paesi hai vissuto? Come ti sei trovato lavorativamente parlando?

Lavorativamente parlando a Dublino il sistema funziona allo stesso modo di Londra, a parte la velocità lavorativa che risulta un po’ più rilassata. Come ho detto prima, Dublino è una città più vivibile dove le distanze sono minori. Ma il clima schizofrenico la fa da padrone. Anche per questo me ne sono andato. A Londra è come stare ai tropici a confronto!

Ti manca qualcosa dell’Italia? Cosa?

Ovviamente mi mancano le solite cose. Il cibo, il clima, la famiglia e alcuni amici. Sicuramente mi manca a volte anche la vita Italiana più rilassata, dove le persone prendono le cose un po’ meno seriamente di tanto in tanto. Un po’ di flessibilità genuina non guasterebbe. Vivendo in una grande città. a volte mi manca la quotidianità della vita della piccola cittadina dove le relazioni sono più facili da instaurare e dove tutto è raggiungibile in pochi minuti. E anche dove non devi aspettare due settimane per vedere il tuo medico di famiglia.

E invece, che progetti hai per il futuro?

Sto pensando di lasciare in futuro la vita da grande città per magari trasferirmi in una città più a misura d’uomo. In Inghilterra, pensavo magari a Brighton o a Bristol. All’estero magari Barcellona o Parigi. Comunque sono solo delle idee vaghe, nulla di concreto. Vorrei continuare a crescere come Front End developer e diventare senior, ed esplorare magari nuovi ruoli nell’ambito più manageriale. Inoltre, un paio di anni fa, ho iniziato a studiare psicologia per magari, un giorno, diventare counsellor… e combinare settimanalmente i due lavori. Vedremo…

Pensi che un giorno tornerai in Italia?

Penso di si, ma per ora mi trovo bene all’estero, ovunque andrò. In Italia, mi ha sempre attratto l’idea della Toscana per via del clima, dei suoi posti meravigliosi, delle persone e ovviamente anche del cibo. Alla fine posso andare quasi ovunque lavorando nell’informatica. Ma sono solo idee per ora.

Dopo quelle a Marco ZanattaNicholas VecchiettiSilvia CamboniAlice GambatoFabio SaiMatteo Lattuada, Luciano AmadeiAntonio BuccinnàPatrizia DelleaFabiana SalaGiorgia ParodiEmanuele MaranoWilmer TurconiRoberto ZanaldiSerena Fortuna e Michel Andreetti questa è la diciassettesima  testimonianza della rubrica “Luinese all’estero”. Nelle prossime settimane continueranno le interviste ad altri luinesi che vivono e lavorano tra Europa, America, Africa, Asia e Australia.

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