16 Luglio 2023

Compie oggi 71 anni Eugenio Finardi, uno dei musicisti più apprezzati in Italia

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(biografieonline.it) Eugenio Finardi nasce a Milano il 16 luglio del 1952. Cantante e chitarrista, autore per la musica, arrangiatore e pianista, può essere considerato uno dei musicisti più apprezzati della scena rock e pop d’autore italiana, soprattutto per i suoi lavori degli anni ’70 e ’80 molto amati, e grazie ad alcuni brani e album di rottura che hanno fatto discutere.

È figlio d’arte il piccolo Gege, com’è noto fino all’età di nove anni. Suo padre è un tecnico del suono di Bergamo, sua madre è una cantante di musica lirica, americana tra l’altro, tanto che il futuro musicista ha il doppio passaporto. Proprio con il suo nomignolo, all’età, appunto, di nove anni, incide un disco per bambini dal titolo “Palloncino rosso fuoco”, nel 1961. È l’inizio di una splendida carriera.

Appena due anni più tardi, Gege prende parte all’incisione di due raccolte: una a tema natalizio, l’altra di canzoni tradizionali americane. È soprattutto l’artista Alberto Camerini che inizia il giovane Eugenio al mondo della musica e in particolare della musica rock. Con il cantautore e teatrante italo-brasiliano, soprannominato “l’arlecchino del rock”, Finardi comincia a muovere i primi passi nelle nuove sonorità in voga tra gli anni ’60 e gli anni ’70. Conosce anche Walter Calloni e insieme, formano “Il Pacco”, una band che si esibisce spesso nel nord Italia e in particolare al “Carta Vetrana”.

Qui vanno in scena i più interessanti artisti non solo della zona, ma forse proprio di tutt’Italia, soprattutto in questo periodo particolarmente florido dal punto di vista creativo. Sempre con Calloni e Camerini, nel medesimo periodo dà spettacolo al Festival di Re Nudo, a Zerbo.

Ci troviamo nei primi anni ’70, quando il ventenne cantautore milanese conosce e si fa conoscere da Claudio Rocchi. Suona con gli Stormy Six e comincia una carriera anche da turnista, prendendo parte, ad esempio, in qualità di armonicista, al primo disco dei “Fratelli La Bionda”.

Nel 1972 entra nel circolo MogolBattisti, dove conosce anche la leggenda allora vivente Demetrio Stratos, l’uomo dalla voce impossibile. La casa del celebre duo italiano, la “Numero Uno”, gli fa firmare il suo primo contratto vero e proprio e l’anno dopo esce con un 45 giri, musicato da solo, in lingua inglese: “Hard Rock Honey” & “Spacey Stacey”. In realtà, i testi sono della cantautrice californiana Marva Jan Marrow e le sonorità sono piuttosto forti, una sorta di hard rock leggermente smussato per il mercato italiano.

Ad ogni modo, Finardi sta pensando di passare alla lingua madre, l’italiano, e quando l’ormai amico Demetrio Stratos fonda gli AREA e passa all’etichetta Cramps di Gianni Sassi, decide di portarsi anche il giovane Eugenio. Con la nuova etichetta allora, il cantante e chitarrista milanese realizza nel 1975 il suo primo, vero disco, dal titolo “Non gettare alcun oggetto dai finestrini”. Nonostante Stratos però, il lavoro non ha nulla o quasi del genere “progressive”, ma anzi è un disco rock impegnato, con canzoni dure e talvolta poetiche.

È solo l’inizio per Finardi. L’anno dopo, arriva “Sugo”, disco molto amato, il quale contiene le ben note canzoni “La radio” e “Musica Ribelle”, ancora amatissime dai suoi fan anche a distanza di tanti anni. Nel 1977 pubblica un’altra perla, dal titolo “Diesel”, forte della canzone omonima, e delle ottime “Scimmia” e “Non è nel cuore”. La prima, come si capisce dal riferimento gergale, racconta il suo periodo turbolento, alle prese con le droghe.

L’anno dopo è la volta di “Extraterrestre”, divenuta una cover nazionale suonata praticamente da tutti, e di “Cuba”, altro brano da cui si intuisce gran parte della personalità, anche ideologica, di Eugenio Finardi. I due brani fanno parte di “Blitz”.

Intanto, il musicista viene “reclutato” in tour dal grande Fabrizio De André, che lo vuole per il suo lungo viaggio italiano. Anche Lucio Fabbri chiede e ottiene la sua chitarra e la sua voce come supporto alla Premiata Forneria Marconi, all’epoca ancora sugli scudi, dopo l’exploit americano.

Sempre con il gruppo Crisalide, composto da Cerri, Spina, Vitolo, Preti e Ninzatti, con il quale ha pubblicato “Blitz”, Finardi si lancia nel 1979 in “Roccando Rollando”: un lavoro intimo, personale, talvolta politico e di contrasto. I risultati sono controversi, ambigui: per una parte del proletariato giovanile è l’uomo giusto, per altri, un rocker da lasciare al palo, quasi imborghesito.

In realtà, l’artista lombardo ha solo bisogno di una piccola pausa riflessiva e artistica, che lo vede passare dal “Castello” di Carimate, studio di registrazione e centro di produzione “free”, alla Londra di inizio punk primi anni ’80.

Il biennio 1981-1982 lo vede doppiamente protagonista: un unico lavoro, remixato in italiano, con il titolo “Finardi”, e in inglese, come “Secret Streets”. Nel 1982 diventa padre e anche questo avvenimento lo influenza non poco. “Dal blu”, l’album del 1983, è dedicato alla figlia Elettra, nata con la sindrome di down. Splendide e molto intime le ballate “Le ragazze di Osaka” e “Amore diverso”.

Nel 1985 debutta a Sanremo, con “Vorrei svegliarti”. Due anni dopo, nel 1987, dopo una permanenza negli Usa, torna al lavoro e realizza “Dolce Italia”, un disco che vede l’inizio del suo sodalizio con Vittorio Cosma, co-produttore del successivo “Il vento di Elora”, del 1989. È una svolta artistica, senza dubbio, piena di novità a livello sonoro nella quale entra anche un altro grande della musica d’autore italiana, il sassofonista Paolo Panigada, fondatore con Elio (Stefano Belisari) della storica band “Elio e le Storie Tese”.

Tra il 1990 e il 1991 escono “La forza dell’amore” e “Millennio”, quest’ultimo anche tour, per giunta di grande successo, in giro per l’Italia per tutto il 1992. Il 1996 è l’anno di “Occhi”, realizzato negli studi di New York, il quale contiene anche la cover italianizzata di “One of us”, di Joan Osborne, tradotta in “Uno di noi”. Due anni dopo, arriva “Accadueo”, con Vinnie Colaiuta e, in un brano, il sassofono di Lucio Dalla. Nel 1999, lo stesso disco viene ristampato e presentato al Festival di Sanremo, forte dell’unica introduzione operata, la canzone “Amami Lara”.

Il nuovo millennio è per Eugenio Finardi una nuova opportunità artistica, un’evoluzione che lo vede soprattutto come interprete e attore in musica. A testimoniarlo, lo spettacolo di musica sacra dal titolo “La Musica dei Cieli”, dove ritrova ai fiati Giancarlo Parisi.

Il 2005 è l’anno di “Anima blues”, un tributo di Finardi alla sua grande musica d’ispirazione, quella nera che ne ha forgiato lo spirito artistico e non solo. Due anni dopo invece, è la volta della prima, grande retrospettiva sulla sua trentennale carriera: un box con 4 dischi dal titolo “Un uomo”.

Nel 2008 si dedica al teatro, con lo spettacolo “Sogno”. Gennaio 2011 può essere considerato un mese abbastanza importante per il musicista milanese: il giorno 21 infatti, viene pubblicato il suo primo libro, scritto a quattro mani con Antonio G. D’Errico, dal titolo “Spostare l’orizzonte – come sopravvivere a 40 anni di Rock”, edito da Rizzoli. Due giorni dopo, il 23, Finardi torna per la seconda volta alla Scala di Milano, con l’opera di Carlo Boccadoro intitolata “I cavoli a merenda”. Il 28 gennaio si lancia nel suo tour di ritorno alle origini, che si intitola “Eugenio Finardi Electric Tour 2011”, dalle sonorità rock. Esattamente un anno dopo, all’inizio dell’anno, annuncia la sua partecipazione al Festival di Sanremo 2012, dove è in gara nei Big con il brano “E tu lo chiami dio”.

Tra le sue ultime uscite discografiche ricordiamo l’album dal vivo “Musica Ribelle Live” (2013), e quello in studio “Fibrillante” (2014).

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