(biografieonline.it) Per l’impatto sull’immaginario visivo del suo tempo qualcuno paragona Quentin Tarantino ad un mostro sacro consolidato quale Orson Welles. Di detrattori, in effetti, il regista americano (nato il 27 marzo 1963 a Knoxville, in Tennessee), ne ha ben pochi. E anche quelli che si ostinano a vedere in lui solo il prodotto pop e generazionale di una certa cinematografia portata all’estremo, non possono fare a meno di negare il talento affabulatorio assolutamente originale, così come la capacità di scrittura che gli permette di inventare storie strampalate o confezionare scombinati quanto divertentissimi dialoghi.
Tutte capacità che gli derivano, in parte, da un altrettanto talento assimilatorio, corredo genetico di ogni vero cinefilo che si rispetti: chi lo conosce sa che, oltre ad aver consumato un numero impressionante di pellicole senza nessun criterio selettivo (anzi, le sue preferenze, va da sé, vanno ai B-movie, oppure alla loro sublimazione, come nel caso del suo regista prediletto, Sergio Leone), Tarantino è in grado di citare a memoria i nomi degli attori più sconosciuti comparsi nei film più improbabili.
La molla di questa foga visiva è forse il frutto di una profonda solitudine? Nessuno può dirlo, ma sta di fatto che Quentin a soli due anni si trasferisce con la madre diciottenne, da poco separata, a Los Angeles; Tarantino passa molto tempo a guardare film e leggere fumetti. Queste passioni presto si trasformeranno nella sua ragione di vita. A diciassette anni abbandona la scuola per iscriversi ad un corso di recitazione pagando le rette con i guadagni di lavori saltuari per la maggior parte molto umili. Nel 1985 inizia a lavorare in un negozio di noleggio di videocassette e inizia a scrivere le sue prime sceneggiature. Nella videoteca di Manhattan Beach, dove trascorre tutto il giorno a guardare, discutere e consigliare film, Tarantino lavora alla sua prima opera: “Una vita al massimo”, l’incubatore cartaceo di molti suoi capolavori (diventata poi una mega produzione realizzata da Tony Scott). In quel periodo conosce il regista e produttore Roger Avary grazie al quale esordisce come regista nel 1992 con “Le iene – Cani da rapina”, realizzato con pochissimi mezzi ma già in odore di capolavoro.
Il talento e la mano originale sono indiscutibili, così come la capacità di tener incollato lo spettatore alla sedia. La critica lo incensa, lui è scatenato e così scrive anche il soggetto di “Natural Born Killers” per Oliver Stone, anche se proprio con quest’ultimo avrà aspri dissapori, tali che il regista arriverà a cancellare il suo nome dai titoli di testa del film. Il 1990 segna una svolta nella vita del regista che abbandona Manhattan Beach e si trasferisce ad Hollywood dove trova lavoro in ambito cinematografico in una piccola casa di produzione. Con il film “Pulp Fiction” (con John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Bruce Willis) vince la Palma d’Oro a Cannes e conquista sette Nominations ad Hollywood ottenendo l’Oscar per la sceneggiatura. La pellicola diventa subito un cult.
Ormai Tarantino è un nome: tutti si aspettano il secondo capolavoro. Invece Quentin incappa in qualche passo falso. Partecipa alla sceneggiatura, produce e interpreta un divertito thriller-horror, “Dal tramonto all’alba” (1995, con George Clooney e Harvey Keitel), di Robert Rodriguez, non certo un capolavoro. Con Antonio Banderas, Salma Hayek e Steve Buscemi è nel cast di “Desperado”, sempre di Rodriguez. Nel 1996 dirige un episodio del film corale “Four rooms”, non proprio riuscito. Nel 1998 dirige “Jackie Brown”, tratto da un romanzo di Elmor Leonard, un episodio leggermente inferiore della saga pulp tarantiniana. Dal 1994 ha una propria casa di produzione dal nome “A Band Apart”, attiva non solo in campo cinematografico, ma anche nella pubblicità e nella produzione di videoclip musicali.
Un altro capolavoro è la coppia di filme “Kill Bill vol. 1” (2003) e “Kill Bill vol. 2” (2004) – con Uma Thurman e David Carradine – esplicito omaggio ai film di serie B in voga negli anni ’70 che ha fatto gridare i fan al Tarantino ritrovato. Negli anni successivi si dedica a varie collaborazioni come “Sin City” (2005), in cui affianca il regista Robert Rodriguez e l’autore Frank Miller per la trasposizione cinematografica del fumetto dello stesso Miller; ha poi girato alcuni episodi della fortunata serie tv “CSI – Crime Scene Investigation”. Nel 2007 torna nelle sale americane insieme a Rodriguez con “Grindhouse”, double feature in omaggio al collaudato mix di violenza, sesso, splatter e horror di cui i due sono “cuochi” maestri. Nel 2009 presenta a Cannes “Bastardi senza gloria” (Inglourious Basterds), il cui protagonista è Brad Pitt. Con il suo film successivo, “Django Unchained”, il regista americano affronta il genere western: uscito nel 2012 (in Italia arriva all’inizio del 2013) il cast vede tra i protagonisti Jamie Foxx e Leonardo DiCaprio.
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