26 Gennaio 2024

Oggi i 61 anni di José Mourinho, lo “special one” amato e odiato dai tifosi

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(biografieonline.itPersonaggio controverso e spavaldo, in mezzo alle sue grandi e indiscusse qualità sportive non spicca la simpatia. Vedere un suo sorriso è un evento raro e ogni volta che apre bocca parla bene solo di se stesso, altrimenti è facile aspettarsi una sentenza contro qualcuno. José Mourinho nasce a Setúbal (Portogallo) il giorno 26 gennaio 1963.

Figlio dell’ex calciatore Félix Mourinho (portiere del Vitoria Setubal) pare che il giovane José già a quindici anni avesse in mente di intraprendere la professione di allenatore. Fin da bambino segue il padre che una volta smessi i panni di portiere intraprende la carriera di tecnico. José respira l’atmosfera dello spogliatoio e da adolescente comincia a redigere dei rapporti dove annotan le caratteristiche tecniche e agonistiche dei vari calciatori.

Il papà ammira questa sua capacità e lo spedisce a seguire le squadre avversarie. Intanto José prova anche a diventare calciatore professionista: gioca come difensore, ma risulta un giocatore mediocre. I genitori spingono perchè consegua il diploma ma lui a Lisbona studia per diventare professore di ginnastica prima, e allenatore di calcio poi. Comincia ad allenare le giovanili del Vitoria Setubal; poi vola in Scozia per conseguire il patentino di tecnico UEFA. Con i titoli in tasca gli manca solo una squadra che gli offra un’importante opportunità.

L’occasione arriva nel 1992 quando affianca Bobby Robson sulla panchina dello Sporting Lisbona. Inizia in questo contesto la stesura di quella che viene definita “la Bibbia di Mourinho”, un taccuino dove trascrive – e continuerà a farlo in ogni squadra che allenerà – relazioni e rapporti dettagliati di tutte le sedute di allenamento. Nel 1996 Bobby Robson passa al Barcellona e Mourinho lo segue per lavorare come traduttore. Quando poi Robson si trasferisce in Olanda al PSV Eindhoven, l’estate successiva Mourinho decide di rimanere in catalogna dove ottiene l’incarico di allenatore della sezione giovanile del Barcellona.

Nel 2000 lascia i ragazzi del Barcellona per passare alla guida del Benfica, squadra portoghese di Lisbona. Ottiene buoni risultati così chiede al presidente il prolungamento del contratto, ma questi rifiuta. José Mourinho lascia per guidare la squadra del Leiria, sempre nella sua terra. Due anni dopo è il Porto ad ingaggiarlo: al primo anno conquista il campionato portoghese, la coppa di Portogallo e la Coppa UEFA; nel secondo anno si conferma un allenatore vincente conquistando nuovamente lo scudetto ma soprattutto la Champions League, firmando così un risultato storico per la squadra e per il calcio portoghese.

Nel 2004, dopo alcuni contenziosi burocratici relativi alla rescissione del suo contratto con il Porto, viene chiamato ad allenare in Inghilterra: il progetto è ambizioso, così come il proprietario della squadra che lo ingaggia; stiamo parlando del russo multimiliardario Roman Abramovich, padrone della squadra londinese del Chelsea. Mourinho diviene così il nuovo tecnico dei Blues. Per via di una definizione che dà di se stesso, pronunciata durante la sua prima conferenza stampa, in Inghilterra viene soprannominato “the special one”. José Mourinho costruisce in breve una squadra fortissima che sotto la sua guida conquista due campionati inglesi (2004/2005 e 2005/2006) e una coppa di Lega (2004/2005). In questo periodo, per i due anni consecutivi 2004 e 2005, è indicato dall’IFFHS – l’Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio – come miglior allenatore del mondo.

Nella stagione 2006/2007 il Chelsea resta in lizza per quasi tutti gli obiettivi fino alle fasi finali della stagione. Il portoghese riuscirà a guidare la squadra fino alla vittoria della FA Cup contro i Red Devils di Manchester e la Carling Cup (Coppa di Lega) contro l’Arsenal; in campionato viene superato dal Manchester United ed in Champions League eliminato nelle semifinali dai rivali connazionali del Liverpool, ai calci di rigore.

Come si sa, soprattutto nel mondo sportivo e in particolar modo nel calcio, a chi più vince molto viene chiesto: così questi obiettivi mancati di Mourinho provocano in Inghilterra moltissime critiche verso di lui. E’ accusato ripetutamente di non saper gestire i tantissimi campioni che sono presenti in rosa; altre critiche gli vengono mosse per gli attriti con l’attaccante ucraino Andriy Shevchenko – acquistato dal Milan per 31 milioni di sterline nel maggio 2006 – scarsamente impiegato per buona parte della stagione 2006-2007. Dopo un inizio di campionato altalenante ed un pareggio contro la squadra norvegese del Rosenborg nella prima partita della UEFA Champions League 2007-2008, il 20 settembre 2007 Mourinho ha risolto il proprio contratto di comune accordo con la società. Alla base delle dimissioni ci sarebbe stato un rapporto non ottimale con il presidente Abramovich.

Alla fine del mese di maggio arriva in Italia per guidare nella stagione 2008-2009 i campioni d’Italia dell’Inter. Non arriva alla finale di Champions League, obiettivo stagionale dichiarato, ma vince il 17° scudetto della storia della società. Nella stagione 2009-2010 porta la squadra a compiere una storica e leggendaria impresa, quella di vincere nello stesso anno lo scudetto, la Coppa Italia e la Champions League.

Poi l’ambizioso allenatore portoghese lascia l’Italia per la Spagna, dove va ad allenare il Real Madrid, con il dichiarato obiettivo di voler diventare l’allenatore più giovane e vincente di sempre. Nel 2012 porta al successo il Real Madrid in Spagna vincendo la Liga.

Il 3 giugno 2013 ritorna al Chelsea dopo 6 anni, firmando un contratto di 4 anni con un ingaggio di circa 12 milioni di euro a stagione. Se in Premier chiude al terzo posto, in Champions League esce in semifinale. L’anno successivo, invece, nella stagione 2014-2015, vince la Premier League, ma viene eliminato agli ottavi dal PSG. Al suo terzo anno sulla panchina del Chelsea viene esonerato nel mese di dicembre.

Dalla scorsa stagione, invece, guida il Manchester United, e lo ha portato alla vittoria dell’Europa League, facendolo qualificare direttamente alla Champions League di quest’anno.

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