3 Luglio 2023

Sei anni dall’addio a Paolo Villaggio, l’Italia ancora legata al ragionier “Fantozzi”

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(biografieonline.it) Paolo Villaggio, scrittore, attore e comico italiano, con la sua dissacrante e grottesca ironia, è stato uno dei primi attori brillanti in Italia che, attraverso la satira, è riuscito a far riflettere sui problemi della nostra società.

L’inventore della satira sociale nasce a Genova il 31 dicembre 1932, e non nel 1938 come molti pensano, e passa un’infanzia abbastanza povera e rovinata dalla guerra mondiale. Dirà in seguito: “In quel periodo facevo una dieta, dettata non dalla voglia di apparire ma dalla povertà“.

Fa molti lavori, tra cui l’impiegato presso la Consider. E’ in questa azienda che Paolo Villaggio crea il personaggio di Ugo Fantozzi, che in seguito lo renderà popolarissimo.

A scoprire la vena artistica di Villaggio è Maurizio Costanzo, che nel 1967 gli consiglia di esibirsi in un cabaret di Roma. Da qui passa a condurre il programma televisivo “Bontà loro”, in cui i suoi personaggi aggressivi, vili e sottomessi trovano la loro definitiva consacrazione.

Dal set televisivo passa poi alla macchina da scrivere facendo pubblicare dall’Espresso i suoi brevi racconti incentrati sulla figura del ragionier Ugo Fantozzi, uomo dal carattere debole, perseguitato dalla sfortuna e dal “megadirettore” della “megaditta”, dove Fantozzi lavora.

Gli anni ’70. Nel 1971 la casa editrice Rizzoli pubblica il libro “Fantozzi”, basato proprio su questi racconti, dando a Paolo Villaggio notorietà internazionale.

Con la signora Pina si diresse allegro verso la sua utilitaria posteggiata sotto un magnifico palazzo illuminato nel quale c’era una gran festa di ricchi. “Buon anno!” urlò Fantozzi allegro verso le finestre illuminate. Dal terzo piano, secondo una vecchia usanza, piombò sulla macchina una vecchia cucina economica da 2 tonnellate: gliela appiattì come la frittata con cipolle che a lui piaceva tanto. Fantozzi rimase un minuto impietrito, poi cominciò ad inveire in direzione delle finestre. Gridò che era d’accordo con gli studenti che contestavano il lusso borghese. “Fanno bene!” ululava “e farebbero anche meglio a…” Uscì dalla porta del palazzo un suo direttore superiore che andava a un veglione che gli domandò: “Farebbero bene a far che?…”. “A… studiare” concluse Fantozzi con un tragico sorriso. (INCIPIT di “Fantozzi”)

Il successo dei suoi best-seller (ne scriverà tre, tutti editi dalla Rizzoli), gli dà l’opportunità di darsi al cinema con successo e profitto. Per la verità, Villaggio aveva già lavorato in alcuni film (si ricordi, per tutti, “Brancaleone alle crociate” di Monicelli del 1970), ma solo con il celebre film “Fantozzi” di Luciano Salce nel 1975 comincia ad essere apprezzato anche in questo campo.

Ne seguiranno tanti altri, ben 9 sul personaggio del mitico ragioniere (uno di Salce, sette di Neri Parenti e uno di Domenico Saverini), oltre a quelli fatti interpretando personaggi minori, quali Giandomenico Fracchia (“Fracchia la belva umana”, “Fracchia contro Dracula”) e il professor Krainz.

Gli anni ’90. A volte, e sempre con abilità e fortuna, Paolo Villaggio è uscito dalla routine delle sue creazioni, lavorando con maestri del cinema quali Federico Fellini (nel 1990 con “La voce della Luna”, insieme a Roberto Benigni), Lina Wertmuller (nel 1992 con “Io speriamo che me la cavo”), Ermanno Olmi (nel 1993 con “Il segreto del bosco vecchio”), Mario Monicelli (nel 1994 con “Cari fottutissimi amici”) e Gabriele Salvatores (nel 2000 con “Denti”).

Tra i numerosi premi cinematografici ricevuti da Paolo Villaggio, vale la pena ricordare il David di Donatello del 1990, il Nastro d’Argento del 1992 e il Leone d’oro alla carriera nel 1996.

Con Fantozzi ho cercato di raccontare l’avventura di chi vive in quella sezione della vita attraverso la quale tutti (tranne i figli dei potentissimi) passano o sono passati: il momento in cui si è sotto padrone. Molti ne vengono fuori con onore, molti ci sono passati a vent’anni, altri a trenta, molti ci rimangono per sempre e sono la maggior parte. Fantozzi è uno di questi.

Gli anni 2000. In tutti questi anni non è tuttavia cessata la sua attività di scrittore: ha continuato a far pubblicare libri di buon successo con regolarità, cambiando però editore dal 1994 (è infatti passato dalla Rizzoli alla Mondadori). Per quest’ultima ha pubblicato: “Fantozzi saluta e se ne va” (1994-95), “Vita morte e miracoli di un pezzo di merda” (2002), “7 grammi in 70 anni” (2003) fino al suo disperato sfogo: “Sono incazzato come una belva” del 2004.

Tutti lo ricordiamo come attore di cinema e scrittore, ma Paolo Vilaggio è stato anche un grande attore di teatro: ha infatti interpretato in teatro il ruolo di Arpagone nell'”Avaro” di Molière nel 1996.

Paolo Vilaggio si è spento a Roma all’età di 84 anni, il giorno 3 luglio 2017.

(Foto © Francesco Marmino Fotografo)

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