22 Marzo 2024

Sette anni dall’addio a Tomas Milian, interpretò “Er monnezza” e l’ispettore Giraldi

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(biografieonline.it) Tomàs Miliàn (il cui vero nome è Tomàs Quintìn Rodriguez Varona y Miliàn) nasce il 3 marzo 1933 a L’Avana, Cuba, figlio di Lola e Tomàs (il padre è un generale del regime di Gerardo Machado, che dopo il colpo di Stato di Fulgencio Batista verrà arrestato). Dopo aver assistito, ancora non adolescente, al suicidio del padre, che avviene il 31 dicembre del 1945, il giovane Tomàs negli anni Cinquanta decide di abbandonare la terra natale per trasferirsi negli Stati Uniti, Paese di cui ottiene la cittadinanza. Giunge prima a Miami, dove si iscrive all’Università dell’Accademia Teatrale, per poi spostarsi a New York dove, su insistenza della responsabile della scuola di recitazione che frequenta, si iscrive all’Actor’s Studio.

Miliàn così ha l’opportunità di lavorare a teatro, addirittura a Broadway, e di apparire in televisione nella serie “Una donna poliziotto” (titolo originale: “Decoy”). Di lì a pochi anni si sposta in Italia: nel 1959 prende parte al Festival di Spoleto, dove recita una pantomima e viene apprezzato e notato dal regista Mauro Bolognini. Dopo aver sottoscritto un contratto con la Vildes, nei primi anni Sessanta recita in film impegnati come “Il bell’Antonio” e “Madamigella di Maupin” (di Mauro Bolognini), “L’imprevisto” (di Alberto Lattuada), “Un giorno da leoni” (di Nanni Loy), “Boccaccio ’70” (di Luchino Visconti), “Ro.Go.Pa.G.” (di Pier Paolo Pasolini), “Mare matto” (di Renato Castellani) e “Il tormento e l’estasi” (di Carol Reed). Non trascura, però, il teatro: dopo “Il poeta e la musa” di Franco Zeffirelli, viene diretto da Giancarlo Menotti in “Arrivo a Roma”, da Fabio Mauri ne “L’isola” e da Ruggero Jacobbi in “Evaristo”.
 In quel periodo, si dedica anche alla musica, con il Tomàs Miliàn Group di cui fa parte anche Ray Lovelock: il gruppo incide, tra l’altro, i 45 giri “Presto presto scusa scusa”, “La piazza” e “Una storia”.

Al cinema, invece, a dispetto dell’importanza dei registi con cui lavora, Miliàn è insoddisfatto sia dei ruoli che del doppiaggio che – soprattutto – dei guadagni: per questo motivo, non rinnova il contratto con Vildes per dedicarsi al cinema popolare. Ottenuto un ottimo riscontro con “The Bounty Killer”, recita nello spaghetti-western di Sergio Sollima “La resa dei conti”, diventando nel giro di breve tempo un attore simbolo del genere: per Sollima interpreta Cuchillo, mentre ne “I quattro dell’apocalisse” di Lucio Fulci veste i panni di Chaco. Di quel periodo sono, tra l’altro, “Sentenza di morte” di Mario Lanfranchi, “Banditi a Milano” di Carlo Lizzani, “O’ Cangaceiro” di Giovanni Fago, “La vittima designata” di Maurizio Lucidi, “La banda J.e S. Cronaca criminale del Far West” di Sergio Corbucci e “Il consigliori” di Alberto De Martino.

Negli anni Settanta, Tomas Miliàn si dedica, invece, alla commedia poliziesca, complice il doppiaggio di successo di Ferruccio Amendola: il sodalizio con il regista Umberto Lenzi dà vita a film inizialmente sottovalutati dalla critica e poi riconsiderati nel corso del tempo, fino ad essere elevati al rango di cult. E’ il caso di “Milano odia: la polizia non può sparare”, “Il giustiziere sfida la città” e “Roma a mano armata”; ma anche de “Il bianco, il giallo, il nero” di Sergio Corbucci, e di “Il giustiziere sfida la città” (in cui, tra l’altro, interpreta un personaggio chiamato Rambo, in anticipo sui tempi rispetto a Sylvester Stallone), ancora di Lenzi.

Particolarmente fruttuosa, poi, è la collaborazione con Bruno Corbucci, che lo dirige, tra l’altro, in “Squadra antifurto”, “Squadra antitruffa”, “Il figlio dello sceicco”, “Messalina, Messalina!”, “Squadra antimafia”, “Squadra antigangsters” e “Assassinio sul Tevere”. Per Stelvio Massi, invece, recita in “Squadra volante” e “La banda del trucido”. Il personaggio del maresciallo (poi ispettore) Nico Giraldi gli dà la fama: un poliziotto poco urbano e dai modi per nulla garbati, che risolve i casi anche contando sull’aiuto dell’amico Bombolo.

L’altro grande personaggio che gli regala notorietà, invece, è quello di Er Monnezza, un ladro dei bassifondi romani. 
Sul finire degli anni Settanta, l’attore cubano ritorna al filone drammatico, recitando ne “La luna” di Bertolucci; nel 1982, è diretto addirittura da Michelangelo Antonioni in “Identificazione di una donna”. Nel frattempo ha partecipato, ancora sotto la direzione di Corbucci, a “Uno contro l’altro, praticamente amici” (in coppia con Renato Pozzetto), e, insieme con l’inseparabile Bombolo (Franco Lechner) a “Delitto al ristorante cinese”, “Delitto sull’autostrada”, “Il diavolo e l’acquasanta”, “Delitto in Formula Uno” e “Delitto al Blue Gay”.

Mentre il genere poliziesco va incontro ad un inevitabile declino dovuto anche all’usura, Tomas Milian partecipa a pellicole non indimenticabili come “Luci lontane” di Aurelio Chiesa; dopo “Gioco al massacro” di Damiano Damiani e “Oltre ogni rischio” di Abel Ferrara, a inizio anni Novanta sceglie di tornare in America, dove ha modo di lavorare con registi di calibro eccellente. Partecipa, infatti, a “Revenge, vendetta” di Tony Scott, nel 1990; poi a “Havana”, di Sydney Pollack, “JFK – Un caso ancora aperto”, di Oliver Stone, e “Mela e Tequila – una pazza storia d’amore con sorpresa”, di Andy Tennant.

Sempre negli Stati Uniti, torna alla sua vecchia passione, il teatro (mentre l’esperienza televisiva della sit-com “Frannie’s Turn” si era rivelata fallimentare, venendo interrotta dopo poche puntate a causa dei bassi ascolti). Sul piccolo schermo, comunque, i suoi cammei sono sempre graditi: accade, tra l’altro, per “La signora in giallo” (titolo originale: “Murder, she wrote”), “Oz” e “Law and order”. Nel 1997 ha addirittura l’occasione di essere diretto, al cinema, da Steven Spielberg, in “Amistad”.

Le collaborazioni eccellenti proseguono anche negli anni Duemila: partecipa a “Traffic”, di Steven Soderbergh, a “The lost city”, di Andy Garcia, e a “La fiesta del chivo”, di Luis Llosa. 
Dopo essere tornato in Italia come ospite de “I migliori anni”, trasmissione di Raiuno condotta da Carlo Conti, viene chiamato nel 2011 per girare “Roma nuda”, film di Giuseppe Ferrara che tuttavia non vede mai la luce a causa della scarsità di risorse economiche. 
In Italia Tomàs Miliàn è stato doppiato, oltre che dallo storico Ferruccio Amendola, anche (tra gli altri) da Pino Locchi, Pino Colizzi, Massimo Turci, Renato Izzo, Giuseppe Rinaldi, Giancarlo Giannini, Corrado Pani, Oreste Lionello, Paolo Ferrari ed Elio Pandolfi.

Tomas Milian, nome d’arte di Tomás Quintín Rodríguez Milián, è morto il 22 marzo 2017 a Miami.

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