7 Ottobre 2023

21 anni senza Pierangelo Bertoli, il cantautore emiliano che scoprì Ligabue

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(biografieonline.it) Il cantautore emiliano Pierangelo Bertoli nasce a Sassuolo, in provincia di Modena, il 5 novembre 1942. Affetto da un grave handicap che lo costringerà tutta la vita su una sedia a rotelle, esordisce discograficamente nel 1976 con il 33 giri “Eppure soffia”. Il 1977 lo vede pubblicare “Il centro del fiume” e l’anno successivo una raccolta di canzoni in dialetto, “S’at ven in ment”. Con “A muso duro”, nel 1979, Bertoli realizza il suo primo manifesto poetico, ma è “Certi momenti”, nel 1981, a portarlo in classifica, grazie anche al successo radiofonico di “Pescatore”, un brano cantato in duetto con Fiorella Mannoia.

Nel 1986 celebra i dieci anni di carriera con “Studio & Live”, un doppio album antologico registrato per metà in studio e per metà in concerto. Nel 1987 nasce il progetto dell’album “Canzoni d’autore” un omaggio a cantautori vecchi e nuovi della scena italiana. “Tra me e me”, nel 1988, e “Sedia elettrica”, nel 1989, chiudono simbolicamente un periodo artistico, insieme allo spot televisivo “Lega per l’emancipazione dell’handicappato”, a cui Bertoli partecipa come attore, che vince il Telegatto di Tv Sorrisi e Canzoni.

Il 1990 lo vede pubblicare l’album “Oracoli”, che costituisce a suo modo un momento di partenza, e il cui singolo “Chiama piano”, è cantato in duetto con Fabio Concato. Il 1991 si apre per Bertoli con una decisione coraggiosa: quella di prendere parte al Festival di Sanremo (vi è poi tornato anche nel 1992), una manifestazione per molti versi lontanissima dalla linea ideologica ed artistica che ha sempre guidato l’attività del cantautore, contrario alla progressiva esaltazione degli aspetti edonistici che la musica commerciale andava sempre più assumendo.

In quest’occasione, invece, l’obiettivo di Bertoli è ben preciso: far conoscere dal palcoscenico più popolare della canzone italiana un brano inusuale e suggestivo, “Disamparados (Spunta la luna dal monte)”, presentandolo insieme al gruppo sardo dei Tazenda, in un’ottica di recupero delle tradizioni folcloristiche ed etniche in un momento in cui questo tipo di discorso artistico non era ancora diventato banalmente di moda. Quasi a sorpresa, arrivano un lusinghiero piazzamento nella classifica finale e il grande successo di classifica. “Spunta la luna dal monte” intitola poi un album che raccoglie il meglio della produzione recente del musicista di Sassuolo e che è uno degli album più venduti della musica italiana, tanto da ricevere il disco di platino. Tra gli altri suoi successi “Sera di Gallipoli” e “Per dirti t’amo” (1976), “Maddalena” (1984) e “Una strada” (1989).

Il cantante e autore emiliano contribuisce anche al lancio del conterraneo Luciano Ligabue, che spesso lo ricorderà nei suoi concerti.

Poco prima di morire (il 7 ottobre del 2002), Pierangelo Bertoli era ricoverato nel Policlinico della sua città, dove si era sottoposto ad un periodo di cure. Sposato con la moglie Bruna, una donna straordinaria che lo ha sempre sostenuto e guidato, ha avuto tre figli, Emiliano, Petra (alla cui nascita Bertoli aveva dedicato una canzone col suo nome) e Alberto, anche lui cantante.

Molto legato alla sua terra (il fratello gestisce un famoso ristorante a Sestola, sull’Appennino) era spesso impegnato in iniziative di solidarietà e beneficenza (aveva cantato anche per i detenuti del carcere di Sant’Anna a Modena e nella città estense nel giugno precedente aveva partecipato al Festival della canzone dialettale esibendosi in diversi brani in modenese). Tra i suoi amici più cari c’era padre Sebastiano Bernardini, il cappuccino vicino alla Nazionale cantanti.

Tra le sue ultime apparizioni quella in primavera per il programma di Rete 4 “La domenica del villaggio” assieme a Caterina Caselli, anche lei sassolese. Con gli altri artisti della cittadina, conosciuta come la capitale della piastrella in ceramica, aveva anche pubblicato un libro e un disco. Aveva fama di essere un uomo duro e scontroso, invece era solo un cantante sensibile che concedeva poco al vittimismo e molto al rigore delle scelte esistenziali. Combattivo e battagliero, incapace di qualunque ipocrisia, ed era per questo spesso descritto nei suoi atteggiamenti con il titolo di una delle sue canzoni più celebri, “A muso duro”.

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