Luino | 15 Marzo 2020

Da una pandemia all’altra, quando il mondo fu colpito dall’influenza asiatica

Nella rubrica "Come Eravamo" Giorgio Roncari racconta la micidiale pandemia influenzale di origine aviaria, che nel 1957-1960 fece circa due milioni di vittime

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(articolo di Giorgio Roncari – Fonte Eco del VaresottoFoto © wikimedia) La notizia la diedero i giornali ai primi di giugno: “L’influenza asiatica ha raggiunto l’Europa”. Si trattava di un’epidemia partita dal Giappone o da Hong Kong in aprile e che in Asia aveva già colpito, dicevano i giornali, milioni di persone provocandone la morte di un numero imprecisato, ma altissimo.

Il 60% dei filippini era malato in Cina, Formosa, Cambogia, Indonesia, India e nelle numerose colonie britanniche il morbo faceva strage. Gli scienziati dicevano che era della stessa famiglia della “Spagnola”, la micidiale pandemia che nel 1919-2o fece tra i 50 e i 100 milioni di morti in tutto il globo e la chiamarono in un primo momento “spagnola 1957”.

Anche i giapponesi avevano molte vittime ma già stavano studiando un vaccino, così come gli americani. L’asiatica provocava un virulento attacco influenzale con febbre fino a 40°, emicranie da spaccare la testa, forti dolori muscolari e problemi intestinali per due o tre giorni. Se sopravvivevi, guarivi nel giro di una settimana o poco più.

I primi casi in Europa furono segnalati in Gran Bretagna, e non poteva essere diversamente con quel guazzabuglio di popoli sparsi nel suo immenso impero delle Indie Orientali. Gli inglesi ugualmente giudicarono eccessivo l’allarme e si dissero certi che avrebbero debellato in poco tempo il virus, ma era proprio da Londra che giungevano le notizie più gravi con la malattia che si moltiplicava e centinaia di bambini contagiati. La federazione di calcio inglese pareva volesse sospendere il campionato.

Anche Olanda, Germania, Stati Uniti, Sud America, Egitto, Australia furono pesantemente colpiti. Si ammalarono il presidente del Panama e miss Universo. Morì l’ambasciatore tedesco a Pretoria. Gli aeroporti venivano chiusi, ai porti rimanevano bloccate le navi sospette di contagio.

I primi casi in Italia si registrano all’inizio di agosto a Napoli, il 24 toccò a Roma, il 28 a Milano e un poco per volta a tutte le città e le campagne della penisola. Il governo andò per tentativi non sapendo bene come affrontare l’epidemia. I medici davano consigli su come comportarsi al fine di prevenire il contagio.

Un poco a casaccio vennero chiusi, uffici, stabilimenti e ritardata l’apertura delle scuole. Furono colpiti anche tre parlamentari del PSI di ritorno da Ceylon e il regista Rossellini. Le notizie erano sempre un poco confuse e nebulose perché allora la televisione era agli albori e pochi ne usufruivano e anche i giornali non avevano una grande tiratura dal momento che non tutta la gente comune poteva permettersi di comprare un quotidiano.

Di conseguenza l’allarmismo non fu particolarmente pressante, se ne parlava e anche molto perché c’erano morti continuamente, si tenevano i bambini in casa, ma in sostanza il vivere quotidiano e le abitudini non furono stravolte. L’influenza ebbe ondate successive e si affievolì solo con l’inizio del ‘58. A maggio un convegno di medici stimò che l’asiatica colpì il 57% degli italiani ossia circa 28 milioni, facendo più di 30.000 morti. Nel mondo durò fino al ’60 e fu calcolato che causò circa due milioni di morti.

L’Influenza asiatica si manifestò ancora in maniera perentoria nel dicembre del ‘69 e per distinguerla dalla precedente, la chiamarono “spaziale”, in tema coi tempi della conquista della luna. Si assistette anche stavolta alle medesime incertezze politiche e confusioni sanitarie. Stavolta però la TV fu più esaustiva con le sue cronache giornaliere e anche i giornali fecero opera di prevenzione e educazione.

A Natale era oramai quasi del tutto debellata, aveva colpito 13 milioni di italiani e fatto 5.000 morti. Siccome era venuta dalla Cina, fu coniato il detto “quando Mao starnuta il mondo prende il raffreddore” ma non fu solo un raffreddore perché anche stavolta le vittime furono circa un milione.

Pensavamo che al giorno d’oggi, nel secondo millennio, in cui molte migliorie sono state apportate in ogni campo: sanitario, politico e informativo, non potessero più capitare epidemie virulente a livello globale, e invece … attendiamo fiduciosi.

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