10 Luglio 2016

“Luinesi all’estero”: negli States, a Berkeley, Iros Barozzi studia il genoma umano

Tempo medio di lettura: 3 minuti

Torna ancora, come ogni domenica, “Luinesi all’estero”, la rubrica che periodicamente sta raccontando vite, esperienze e speranze di tutti quei luinesi che hanno deciso di abbandonare l’Italia per cercare un futuro migliore. Come tanti altri concittadini, infatti, sono decine e decine i luinesi che si sono trasferiti all’estero, alcuni anche in Usa o in Australia, con l’intenzione di lavorare oppure spinti dal seguire le proprie passioni. Per la terza volta siamo andati oltreoceano, negli Stati Uniti, dove abbiamo “incontrato” Iros Barozzi, luinese che si è trasferito in California e si occupa di ricerca scientifica, specificamente studia il genoma umano e ne analizza i processi durante lo sviluppo embrionale.

"Luinesi all'estero": negli States, a Berkeley, Iros Barozzi studia il genoma umano

Raccontaci di te… Quando sei andato via dall’Italia? Dove vivi?

Vivo negli Stati Uniti da poco piu’ di un anno e mezzo, precisamente in California, a Berkeley (vicino a San Francisco).

Quali motivi ti hanno portato a lasciare l’Italia?

Ho sempre desiderato lavorare e vivere negli Stati Uniti. Appena si sono presentate delle possibilità concrete sono salito su un aereo per fare dei colloqui. Il fatto che in Italia in questo momento ci siano meno possibilità è stato sicuramente un fattore addizionale, sebbene non determinante, nel prendere questa decisione.

Di cosa ti occupi?

Faccio ricerca scientifica in campo biologico presso il Lawrence Berkeley National Laboratory, un istituto del governo americano. Studio il genoma umano e cerco di capire come alcuni specifici frammenti di questo enorme “libro” vengano “letti” durante lo sviluppo embrionale. Una migliore conoscenza di questi meccanismi ci può aiutare per esempio a capire che cosa “va storto” nell’insorgenza di molte patologie. Nello specifico sono un biologo computazionale, ovvero mi occupo dell’analisi e dell’interpretazione di grossi moli di dati generati in laboratorio. Faccio questo attraverso l’applicazione di approcci statistici e di apprendimento automatico.

Come si svolge il tuo lavoro quotidianamente?

Passo la maggior parte del mio tempo al computer o a discutere con i colleghi e/o con collaboratori sparsi in giro per il mondo. La ricerca scientifica è assolutamente lo sforzo di un team piuttosto che di un singolo. Buona parte del tempo lo dedico allo studio/aggiornamento, ed al conseguente, elevato consumo di caffè.

Hai avuto esperienze lavorative in Italia? Se sì, quali differenza hai riscontrato?

Sì. La differenza più grande l’ho trovata nell’approccio. Noi italiani tendiamo ad essere maniacali nei dettagli, mentre gli americani sono molto più pratici e focalizzati su ciò che è veramente sostanziale. Si lavora molto velocemente, gli obiettivi sono chiari e le risorse molto ben gestite. Allo stesso tempo noi italiani riusciamo a fare veramente ottime cose con risorse limitatissime. Un’altra grossa differenza credo sia la capacità comunicativa, nettamente più sviluppata negli statunitensi.

Come ti trovi nel paese in cui vivi? Ti sei integrato nella società?

Mi trovo bene anche se trovo che una grossa differenza rispetto alle culture “mediterranee” stia nella profondità dei rapporti sociali. Mentre in USA è molto semplice allacciare nuove amicizie, trovo sia più complicato andare in profondità nei rapporti. L’interazione con emigrati europei e sud-americani sopperisce in parte a questa differenza culturale.

"Luinesi all'estero": negli States, a Berkeley, Iros Barozzi studia il genoma umano

Quali difficoltà hai riscontrato?

La difficoltà maggiore per me è la distanza dagli amici e dalla famiglia.

In quali altri paesi hai vissuto? Come ti sei trovato lavorativamente parlando?

Ho fatto un’internship in Svezia quando ancora stavo studiando. Mi sono trovato bene, gli svedesi sono sicuramente le persone più rispettose del prossimo che abbia mai incontrato e quindi tutto funziona a meraviglia, ma il clima d’inverno era un incubo…

Ti manca qualcosa dell’Italia? Cosa?

Gli italiani. Alcuni in modo particolare… ma in generale è la nostra cultura a mancarmi molto.

E invece, che progetti hai per il futuro?

Spero di riuscire a restare ancora qualche altro anno negli Stati Uniti. Ad un certo punto mi piacerebbe però tornare in Europa, e far fruttare l’esperienza accumulata qui, lavorando in campo biomedico. Vorrei che un giorno la mia ricerca possa avere un impatto più immediato sulla qualità della vita delle persone.

Pensi che un giorno tornerai in Italia?

Si, mi piacerebbe tornare un giorno. Penso che in un futuro sufficientemente lontano sarebbe molto triste se non ci fosse alcuna possibilità per noi emigranti di rientrare e fare qualcosa di bello nel (e per il) paese che amiamo.

Dopo quelle a Marco ZanattaNicholas VecchiettiSilvia CamboniAlice GambatoFabio SaiMatteo Lattuada, Luciano AmadeiAntonio BuccinnàPatrizia DelleaFabiana SalaGiorgia ParodiEmanuele MaranoWilmer TurconiRoberto ZanaldiSerena FortunaMichel AndreettiGiuseppe Scalese e Francesca Sai questa è la diciannovesima testimonianza della rubrica “Luinese all’estero”. Nelle prossime settimane continueranno le interviste ad altri luinesi che vivono e lavorano tra Europa, America, Africa, Asia e Australia.

© Riproduzione riservata

Vuoi lasciare un commento? | 0

I commenti sono chiusi.

"Luinonotizie.it è una testata giornalistica iscritta al Registro Stampa del tribunale di Varese al n. 5/2017 in data 29/6/2017"
P.IVA: 03433740127