22 Settembre 2015

“Psiche, media e social network”: i commenti e il rispetto dell’altro su Facebook

Tempo medio di lettura: 4 minuti

Il terzo appuntamento con “Psiche, media e social network”, un viaggio nel mondo della psicologia, continua a spiegare, grazie alle risposte della psicologa e psicoterapeuta, dottoressa Alessia Saccucci, alcune dinamiche riguardanti la psiche umana. Il riferimento va a quello che accade nel mondo, all’uso dei Social Network e, soprattutto, alla loro reazione/interazione.

La dottoressa, psicologa e psicoterapeuta, Alessia Saccucci

La dottoressa, psicologa e psicoterapeuta, Alessia Saccucci

“Psiche, media e social network”: commenti e rispetto dell’altro su Facebook. Quest’oggi la dottoressa Alessia Saccucci, psicologa e psicoterapeuta luinese, andrà a spiegare in che modo gli utenti dei social network commentano e interagiscono tra di loro su tematiche sociali, soprattutto riguardanti la cronaca nera e la demonizzazione di un “colpevole”.

Per quanto riguarda la cronaca nera e la demonizzazione di un “colpevole”, i social network hanno enfatizzato l’interazione tra gli utenti con commenti e post. Come si spiega questo fenomeno?

Condividere un articolo che parli, ad esempio, di un omicidio o di un attentato e poter quindi poi additare qualcuno, attraverso i commenti, come “mostro”, può essere un modo per proteggerci e racchiudere il “male” in un posto lontano e diverso dalla nostra vita personale, qualcosa che in fin dei conti non ci riguarda se non da molto lontano. Inoltre, e forse ancora più importante, “godiamo” della rara soddisfazione del poter essere concordi nell’odio contro qualcosa o qualcuno. Unirsi nella condanna di un colpevole ci fornisce un’esperienza esclusiva di comunanza ed adesione che difficilmente possiamo trovare in altre esperienze: fa sentire membro di una comunità in cui si è diversi dal cattivo, dal “male”. Questa esperienza può farci sentire uniti e vicini, quindi meno soli. Le difficoltà emergono quando i pareri sugli avvenimenti iniziano a non essere uniformi e concordi, e bisogna quindi confrontarsi con la divergenza di opinioni (ad esempio rispetto alla pena da infliggere o alle motivazioni che possono aver portato all’evento in questione).

Perché, sui social network, si fatica sempre più ad accettare l’opinione altrui e prevale, invece, l’arroganza per imporre la propria tesi soprattutto all’interno di discussioni su tematiche sociali?

Anche nella vita “reale” discutere con qualcuno è qualcosa che può portare le persone a stare male, ad usare parole pesanti ed a sentirsi offeso. Solitamente però, nella nostra quotidianità, scegliamo di affrontare temi importanti (politica, religione, sessualità, ecc.) con persone con cui abbiamo relazioni affettive (amici, parenti, partner) e di cui conosciamo vita e vissuti. Se, ad esempio, discuto con la mia più cara amica usando parole pesanti, so che questo fatto avrà delle conseguenze sulla qualità della nostra relazione e sulle emozioni di entrambe. La maggior parte delle discussioni sui Social Network avvengono, invece, tra persone che si conoscono poco o per nulla: in questo modo non saranno mediate dalla qualità affettiva che connota invece, spesso, le nostre discussioni quotidiane. Sui Social Network infatti, si ha meno possibilità di stabilire con certezza la gravità degli atti: lo schermo rende molto più complicato intuire la reale condizione emotiva della persona con cui stiamo interagendo. Offendere, criticare e danneggiare l’altro (che, come detto, è spesso qualcuno che non conosciamo) diventa più facile proprio perché l’altro non è visto: in questa situazione le emozioni sono così attenuate che in qualche modo perdono di consistenza. La concezione (per altro errata) su cui spesso siamo abituati a muoverci di “differenza = conflitto”, senza la “mediazione” data dalla relazione emotiva, porta a vivere e gestire le discussioni con toni molto più accesi di quanto non faremmo in altri contesti. Le ricerche sull’argomento, così come la mia esperienza clinica, portano a notare come sia chi offende, che chi si sente attaccato, abbia una percezione distorta dell’accaduto: il primo ha una scarsa percezione dell’impatto delle proprie azioni/parole sulle emozioni dell’altro, ed il secondo sottovaluta la sgradevolezza della situazione sentendosi “al sicuro” nella propria casa. Questa dinamica porta gli individui a restare più a lungo in situazioni di conflitto di quanto non farebbero in situazioni di vita “reale”. Questa condizione mi porta a ritenere questi strumenti più utili a svolgere altre funzioni (ad esempio mantenere contatti con amici lontani, ricercare articoli o notizie interessanti, condividere informazioni su ristoranti e feste, ecc.) ma, per quanto riguarda il dibattito politico-sociale e per come ne influenzano la capacità di affrontarlo “offline” non risultano essere, molto spesso, funzionali e proficui. Infine, questa nuova idea del poter mettere un “non mi piace” cambierà ancora le cose. Sembrerebbe che si tratti più che altro di un ventaglio di altre “emozioni” tra cui scegliere, non solo di un “non mi piace”. Questo avrà ulteriori implicazioni nei rapporti, in quanto attualmente se qualcosa su Facebook non ci piace spesso scegliamo di far finta di niente, perchè commentare con la nostra idea ci porterebbe ad esporci. Se, invece, si potrà cliccare un tasto per esprimere dissenso sarà molto più “semplice” farlo. Questo, quasi certamente, potrà portare ad ulteriori complicazioni sia a livello emotivo che di relazione fra persone.

(Psicologa e Psicoterapeuta, la dottoressa Alessia Saccucci (cliccare qui per consultare il sito) lavora come libera professionista a Luino, in provincia di Varese. Dopo aver conseguito la Laurea in Psicologia ad indirizzo Riabilitativo ha ottenuto la Laurea Specialistica in Psicologia, indirizzo Clinico-Dinamico, presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha in seguito concluso una formazione quadriennale in Psicoterapia Cognitivo-Costruttivista presso il Centro Terapia Cognitiva di Como, specializzandosi con il massimo dei voti e lode. Numerosi i corsi frequentati, maturando sia esperienza clinica che esperienza come educatrice).

Per approfondire:

  1. Le notizie di cronaca nera come incidono a livello psicologico nell’interesse delle persone?
  2. “Psiche, media e social network”: Le notizie su omicidi e morti sono quelle più lette. Perchè?

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