Lombardia | 14 Gennaio 2021

Lombardia, il Tar boccia la Dad al 100% per le superiori: “Misura irragionevole”

Accolto il ricorso presentato dal comitato “A scuola!”. Alberti (M5S): “Sindrome da immobilismo cronico: ignorati potenziamento trasporti e sistemi di tracciamento”

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È stato accolto dal Tar il ricorso che il comitato “A scuola!” aveva presentato contro l’ordinanza con la quale Regione Lombardia ha posticipato il rientro in classe degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado a lunedì 25 gennaio dopo aver riscontrato la risalita dei casi di Covid-19 su tutto il territorio: ad annunciarlo è stato, nella serata di ieri, mercoledì 13, proprio il portavoce del comitato.

Con questo decreto regionale il governatore Attilio Fontana “avrebbe esorbitato dalle proprie competenze violando l’art. 4 del decreto legge n. 1 del 5 gennaio 2021 (norma di rango primario), che prevedeva la progressiva ripresa dell’attività scolastica in presenza per gli alunni delle secondarie di secondo grado”, si legge nel ricorso.

Inoltre “l’ordinanza non è sufficientemente motivata: afferma per esempio di voler evitare assembramenti quando nelle zone arancioni, condizione in cui attualmente si trova la Lombardia, sono aperti i negozi e c’è libertà di circolazione, ovviamente anche per i ragazzi. L’ordinanza, inoltre, ignora il lavoro dei tavoli prefettizi che avevano elaborato un piano per lo scaglionamento degli orari della città e la ripresa della didattica in presenza e non considera altre possibilità esistenti in relazione alle scuole, come l’introduzione dei cosiddetti ‘tamponi rapidi’ (ritenuti idonei anche secondo la circolare del Ministero della Salute doc. 6) e l’incremento del contact tracing, misure che potrebbero essere non difficilmente implementate”.

Il Tar ha ritenuto irragionevole la misura disposta dalla Regione, in considerazione del fatto che “il pericolo che l’ordinanza vuole fronteggiare non è legato alla didattica in presenza in sé e per sé considerata, ma al rischio di assembramenti correlati agli spostamenti degli studenti”. Per questo motivo essa deve essere sospesa “nella parte in cui disciplina la didattica a distanza, imponendola al 100%, nel periodo compreso tra i giorni 11 gennaio e 15 gennaio 2021”.

In una nota diffusa nella serata di ieri la reazione da parte di Regione Lombardia: “Prendiamo atto della decisione del Tribunale Amministrativo Regionale e ci riserviamo, dopo aver valutato nel dettaglio le motivazioni dello stesso, di proporre reclamo poiché i riferimenti normativi che hanno orientato il giudice del Tribunale, non tengono conto della possibilità delle Regioni di adottare misure più restrittive di quelle previste dai vari Dpcm”.

“Ci risiamo. Il Tar conferma l’incapacità del Presidente della Regione e di chi insieme a lui ha preso le decisioni. Anche sulla riapertura delle scuole, la Lombardia gioca a scaricare tutte le sue colpe sul Governo centrale per nascondere le proprie incapacità”: ad affermarlo è il consigliere regionale del M5S Dino Alberti.

“La verità è che”, spiega il rappresentante del M5S, “anche per questo problema, Regione Lombardia è rimasta affetta dalla sua solita sindrome da immobilismo cronico. Ha trattato con estrema superficialità due dei nodi cruciali che stanno determinando l’impossibilità di poter far tornare gli studenti a scuola, ossia il potenziamento dei mezzi di trasporto necessari ai ragazzi delle superiori e la quasi totale mancanza dei sistemi di tracciamento all’interno degli istituti scolastici”.

“Vedere un’intera generazione che pagherà pesantemente per gli errori commessi da una Giunta sorda ma sempre pronta a tutelare precise categorie di imprese come, ad esempio, quella dei gestori degli impianti sciistici fa tristezza e rabbia. Va ricordato a chi gestisce la Regione che la riapertura delle scuole con almeno il 50 per cento di studenti in presenza non è un capriccio della Ministra dell’Istruzione ma fa parte dell’Accordo Stato-Regioni siglato prima dello scorso Natale”, conclude Alberti.

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